BARI - Le sorgenti idriche di Cassano Irpino, che dissetano oltre due terzi degli abitanti della Puglia, potrebbero diventare di proprietà della Regione Campania. O almeno è quello a cui puntano una delibera e una norma che il governatore Vincenzo De Luca ha fatto inserire nella legge di bilancio: le opere realizzate negli anni ‘50 dalla ex Cassa del Mezzogiorno sono state inserite nel «sistema di grande adduzione primaria di interesse regionale».
È una sorta di autonomia differenziata dell’acqua, che riaccende una vecchia guerra (la Puglia ne ha combattuta una simile, per molti anni, per l’uso delle dighe lucane) e che potrebbe avere conseguenze piuttosto gravi. La Regione e Acquedotto Pugliese hanno impugnato la delibera di giunta campana di agosto e hanno tempo fino al 27 per impugnare la legge: oggi è prevista una riunione tra l’avvocatura e i tecnici degli assessorati per fare il punto. Ma c’è un documento, che la Campania ha depositato negli scorsi giorni davanti al Tribunale superiore delle acque pubbliche (Tsap), che rende la questione molto delicata.
Le sorgenti di Cassano Irpino forniscono alla Puglia fino a 1.500 litri al secondo di acqua (altri 4mila arrivano da Caposele), che attraverso il Canale principale dell’Acquedotto pugliese dissetano 1,5 milioni di pugliesi (tutta la provincia di Bari e la Bat) e in piccola parte finiscono in Basilicata...