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Massimo Cacciari: «La politica è ininfluente, dalla Puglia a Bruxelles»

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Massimo Cacciari: «La politica è ininfluente, dalla Puglia a Bruxelles»

«Il governo Meloni va. Decaro-Vendola? Si vota il meno peggio»

Mercoledì 23 Luglio 2025, 14:01

Il filosofo Massimo Cacciari sarà oggi ospite d’eccezione del festival «Il libro possibile» a Vieste, con una lectio magistralis sulle «figure della Passione». Con la Gazzetta ha dialogato sull’attualità tra inchieste giudiziarie, guerre e ruolo dell’Italia nello scacchiere internazionale.

Professor Cacciari, lei è stato anche sindaco ed europarlamentare: le inchieste giudiziarie da Milano alla Puglia influiscono sul quadro politico. Un antico cortocircuito politica-magistrati?

«Quella meneghina è un'indagine su casi vari. Non c’è nessuno che si sogna di tirare fuori un atteggiamento particolare della magistratura. Ci sono riflettori su fatti amministrativi».

Il governo di Giorgia Meloni in che acque naviga?

«Tranquille sul piano interno, sulle questioni internazionali il quadro è più complesso. L’Europa invece attraversa una stagione no. Le dinamiche nazionali però sono marginali rispetto ai nodi più importanti».

Si riferisce all’Ue in crisi?

«L’Unione vive una difficoltà enorme nei rapporti con gli Usa e l’amministrazione Trump sul piano commerciale e per gli effetti della guerra tra Kiev e Mosca. Emerge una debolezza economica interna, evidente, e una carente coesione politica».

Su Gaza?

«Su quel fronte appare una vergognosa impotenza davanti alle incredibili tragedie nella Striscia e in Medio Oriente. L’Ue è sostanzialmente afasica, alla faccia dell’attivismo sbandierato sui diritti umani».

Per il conflitto russo-ucraino?

«Vediamo una assenza totale di ogni disegno di pace o di azioni per il cessate il fuoco. Peggio di così non potrebbe andare per l’Europa».

Il diritto internazionale è annichilito tra Gaza ed Est Europa. Di chi è la colpa?

«Di tutto l’Occidente, Russia compresa, che da anni lavora per eliminare ogni autorità e autorevolezza negli organismi sovrastatali, dall'Onu alle Corti di giustizia. Ormai vige il diritto del più forte che contraddice l’idea del diritto internazionale».

In passato le piazze si mobilitavano, dal Vietnam all’Iraq. Le opinioni pubbliche sono sonnolente o distratte?

«È cresciuto un senso di impotenza e la consapevolezza che il nostro governo può influire ben poco in questi scenari. I partiti in grado di mobilitare l’opinione pubblica non esistono; strategie distinguibili da appoggiare o contro cui schierarsi non ci sono. La Schlein, del resto, non ha votato a Bruxelles per la von der Leyen? Contro chi ti mobiliti in questo quadro? È difficile fare qualcosa. Le ultime grandi manifestazioni erano per la pace, ai tempi della guerra a Baghdad; si fondavano sulla contrarietà rispetto all’invasione Usa. C’era un obiettivo chiaro, e ingenuo se si vuole».

Adesso?

«Su cosa ci si mobilita? Per l’Ucraina con Zelensky che vuole i missili per bombardare Mosca? O per Putin? È incredibile che non venga fuori una decente opposizione che sensibilizzi l’opinione pubblica con mozioni o manifestazioni in sede di parlamento europeo per la situazione di Gaza».

Quello che avviene nella Striscia è sotto gli occhi di tutti, popoli e politici.

«Lì l’obiettivo è chiaro. Non è possibile che uno stato, sedicente democratico, massacri volontariamente dei bambini che fanno la fame. È intollerabile, una vergogna che per l’Ue non si potrà cancellare».

Un suo allievo, Alessandro Aresu, ha scritto un saggio sulla Geopolitica dell’Intelligenza artificiale (Feltrinelli): anche in quel settore l’Ue annaspa.

«Dopo uno studio sulle relazioni Usa-Cina per la Nave di Teseo, presenta una disamina della grande competizione tecnologica in corso, fondata su analisi e su dati. Sono studi preziosi, tutti gli storici e i politici dovrebbero conoscerli. E’ uno dei più brillanti giovani intellettuali italiani. Descrive un’Europa decadente. Chi vuole capire dove si sta andando, nei suoi libri troverebbe delle belle tracce».

In Italia la sfida è tutta nell’ambito ristretto del leaderismo, con partiti sempre più deboli. Il prossimo derby sarà Meloni-Schlein o i riformisti dem esprimeranno una personalità più solida?

«Se ne parla da anni della crisi dei partiti, per tante cause, anche culturali».

Giorgia contro Elly?

«I problemi sono su una dimensione internazionale e anche le questioni interne verranno decise su questo piano. Quello che avviene in ogni singolo Paese, e in Paesi come il nostro, è poco influente».

In Puglia la partita è tutta a sinistra, tra Antonio Decaro, che osteggia le candidature come consiglieri dei governatori uscenti Nichi Vendola e Michele Emiliano…

«La politica conta sempre meno. Decaro o Vendola… Si voterà il meno peggio. Non mi faccia dire di più».

Sul palco di Vieste terrà una lezione sui «volti della Passione», quelli della Vergine Maria e di Vincent Van Gogh.

«Sono accomunati dalla “Passione”: Maria per un verso in una dimensione teologico religiosa, e l’artista in una versione estetica. Le considero due figure paradossalmente vicine. Sono entrambe piene di misericordia, non di passione passiva, ovvero la passione che significa sofferenza per la sofferenza dell’altro. Maria la mostrava per Gesù, ai piedi della croce, non a caso la chiamavano “la Crocifissa”. Van Gogh voleva essere generoso con tutti, era ossessionato dal donarsi agli altri. Sono due figure che hanno molto da indicare nel nostro tempo tragico».

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