Sabato 06 Settembre 2025 | 02:36

Il Pd si prepara all’assemblea ma non potrà «lanciare» Decaro

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Il Pd si prepara all’assemblea ma non potrà «lanciare» Decaro

Giovedì la riunione. L’ex sindaco di Bari non ha sciolto la riserva sulla candidatura

Lunedì 21 Luglio 2025, 13:57

17:17

Giovedì il Pd Puglia presenterà il programma per le prossime regionali, forte anche dell’intesa siglata nei giorni scorsi con gli alleati Avs e 5S, ma non potrà lanciare il candidato governatore in pectore, Antonio Decaro: troppi i nodi insoluti e troppe le questioni ancora in discussione per avere il via libera per proporre la figura naturale del centrosinistra per la successione a Michele Emiliano. Il segretario regionale Domenico De Santis potrà illustrare le idee per migliorare la sanità o il welfare, ma al dunque non potrà pronunciare il cognome con le sei lettere da tutti atteso. Di fatto, come confermato da indiscrezioni dell’entourage dell’ex presidente nazionale Anci, non c’è alcuna intesa siglata che autorizzi accelerazioni - né a Bari, né a Roma - in questa fase.

La settimana che inizia, quindi, sarà per il Pd un vero campo minato: resta aperta la querelle Ilva, ma soprattutto non sono stati ancora affrontati nel merito i dossier che riguardano le candidature come consiglieri regionali (o «frati semplici») di Michele Emiliano tra i dem e di Nichi Vendola con la sinistra, mentre permne ancora in stand-by la querelle sulla candidabilità dei sindaci. Pur in presenza di una ripresa del dialogo tra Decaro e il governatore, la pregiudiziale dell’esponente europeo rimane in piedi, anche per la posizione pilatesca assunta dalla segreteria nazionale Elly Schlein, che pur offrendo garanzie al magistrato in aspettativa in chiave prossime politiche, non è entrata nel merito della vicenda, lasciando margini per eventuali soluzioni o chiarimenti.

L’attuale «legge Scalera» sui primi cittadini (prevede le dimissioni 180 giorni prima del voto per potersi candidare), inoltre, congela le «forze nuove» che Decaro vorrebbe con sé in consiglio regionale: la norma vigente stoppa big come Toni Matarrelli (Mesagne), Giovanna Bruno (Andria), Amedeo Bottaro (Trani) e Fiorenza Pascazio (Bitetto). L’unico pienamente in corsa è Stefano Minerva, sindaco di Gallipoli, con una agenda da campagna elettorale, pronto a vincere il duello con l’uscente presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone. Per sbloccare la questione, però, potrebbero incastrarsi due elementi: la disponibilità della destra a cambiare la legge (Fdi vuole candidare Nicola Gatta di Candela, mentre la coalizione potrebbe ospitare anche Pippi Mellone di Nardò), e il nuovo rapporto con i contiani, che - avendo sottoscritto un documento d’intenti con il Pd - dovranno iniziare da subito a dare segnali di apertura. Queste manovre, però, potrebbero essere superflue se la Consulta nelle prossime ore si dovesse esprimere sulla costituzionalità della «normetta Scalera», cassandola o rivoluzionandola.

Altro elemento di discussione sono le nomine di fine mandato: quella del direttore dell’Arif, Francesco Ferraro, è arrivata da uno degli assessori più vicini a Decaro della giunta, Donato Pentassuglia, ma è impensabile che senza un cronoprogramma condiviso il solco che divide Emiliano dal «mister 500mila preferenze» possa essere colmato con gli appelli all’armonia e alla responsabilità.

Lo stop ad una fisiologica ufficializzazione della candidatura Decaro nell’assemblea Pd, però, non azzera il lavoro fatto finora dallo staff dell’ex sindaco di Bari che ha già quasi completato un lavoro su ben due liste, una di amministratori e un’altra di esponenti della società civile. Quest’ultima, anche in caso di non candidatura decariana, rimarrebbe in dote alla coalizione.

Fino a giovedì può succedere di tutto, ma ieri sera Decaro - intervenendo con Stefano Bonaccini alla festa dell’Unità di Manfredonia - ha continuato a ribadire che anche dall’Unione europea «si difendono i diritti del Sud e dei pugliesi», una formula di maniera per tenere la porta aperta a qualsiasi soluzione.

I dem sono dunque al bivio, tra campo minato o campo fiorito (con Decaro rassicurato sulle sue richieste e in pista): le prossime ore saranno ancora una volta dedicate alla mediazione e alla diplomazia, ma i ben informati confermano che il partito abbia ricevuto un chiaro invito a predisporre anche solidi piani B, nel caso in cui non si riesca a ricomporre una spaccatura interna dolorosa. E la divisione non riguarda solo i due contendenti, ma anche un gruppo dirigente che dal 2004 ad oggi in Puglia ha messo a segno una serie sterminata di ace.

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