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Il polo agroalimentare
è diventato un deserto

 
Il polo agroalimentare  è diventato un deserto

Aziende «fantasma», capannoni vuoti e degrado ovunque

Domenica 05 Novembre 2017, 10:52

di Francesco Russo

LAVELLO - Una zona a grande vocazione agricola, animata da tantissimi piccoli e medi produttori. Grano, pomodoro, frutta di ogni tipo vengono coltivati ogni anno dagli operatori del settore, in un ampio territorio che va da Lavello - estremo Nord della Basilicata - fino al confine con la Puglia negli agri di Cerignola, Loconia, Canosa e Minervino Murge. Ma non c’è stato mai alcun serio tentativo di far decollare dal punto di vista industriale quell’area, rappresentata idealmente dal borgo di Gaudiano di Lavello. O meglio. Pochi decenni fa era stato iniziato un percorso che andava in quella direzione, con l’avvio delle attività del conservificio e del sementificio (di cui parliamo a parte, ndr).

Soltanto il primo è ancora esistente, mentre un’altra iniziativa imprenditoriale, più recente, ha avuto poca durata. Ci riferiamo ad uno stabilimento abbandonato, che si trova a pochi metri dal sementificio. Le attività di quell’impianto sono terminate alcuni anni fa. Oggi rimane una struttura fantasma, costituita da alcuni grandi capannoni, inizialmente destinati alle produzioni nel settore agroalimentare. Una cancellata impedisce l’accesso agli impianti, ma i segni dell’incuria sono ben visibili. Difficile, risalire alla storia di quello stabilimento, inaugurato in pompa magna negli anni Duemila. Sembra che la prima proprietà - un’azienda pugliese - abbia messo in vendita la struttura, che passò così ad una società del settore agroindustriale del Foggiano per poi essere trasferita ad un gruppo campano leader del settore dell’agroalimentare e della trasformazione. Oggi, pare che l’intero impianto sia stato messo in vendita.

Non c’è altro, quindi, in quella che viene definita area agroalimentare di Gaudiano. Ci riferiamo, naturalmente, alle attività di natura industriale: sono tantissime, invece, quelle prettamente agricole. In tutta l’area ci sono piccoli, medi, grandi produttori. Non mancano vivai, serre, coltivazioni con tecniche innovative. Esistono anche imprese che commerciano non solo in Italia, ma che esportano frutta e ortaggi in tutta Europa. «Nell’area di Gaudiano - dice Vincenzo Esposito, segretario regionale della Flai-Cgil - ci sono attività sicuramente numerose, ma prettamente agricole. Forse per questo motivo la zona di cui parliamo non è mai stata presa in considerazione seriamente per costituire un polo dell’agroalimentare, con vere e proprie filiere produttive per accompagnare gli agricoltori dalla produzione alla trasformazione. Ma ci potrebbero essere anche altri motivi. Uno di questi - spiega - è la presenza, nelle immediate vicinanze, ad una quindicina di chilometri, dell’area industriale di San Nicola di Melfi, in cui ci sono anche aziende importanti del settore agroalimentare. Ma la zona di Gaudiano - dice ancora il sindacalista - potrebbe essere stata tagliata fuori da ogni ipotesi di sviluppo anche perché forse, la politica locale non ha mai ritenuto opportuno svilupparla a livello industriale. Eppure è collegata bene, pianeggiante: sarebbe stato un polo importante. Ci vorrebbe qualche progetto per consentire un salto di qualità».

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