Pino Perciante
Rivello - A scuola con il panino. Protesta delle mamme della scuola materna, elementare e media «Rocco Scotellaro» di Rivello, dopo il doppio sequestro, la scorsa settimana, di alimenti «non tracciabili» o «mal conservati» che stavano per essere serviti ai bambini durante l’orario della mensa.
I genitori non si fidano più delle dichiarazioni rassicuranti del sindaco del paese, Antonio Manfredelli: «Il nostro interesse è tutelare la salute dei nostri figli», affermano le mamme e invocano la rescissione del contratto con la ditta che gestisce il servizio, sulla scorta del provvedimento della Procura che ha stabilito che la carne del secondo sequestro non è idonea al consumo umano e quindi sarà data al canile. E inoltre è stato disposto di distruggere gli 80 chili di arance trovate con la muffa.
Ad appoggiare la protesta dei genitori anche il regista e attore di teatro Ulderico Pesce che ha iniziato uno sciopero della fame. «Porterò avanti la protesta – dice Pesce – fino a quando il Comune non chiuderà il rapporto con la ditta. Finora solo chiacchiere e niente fatti, mentre la salute dei bambini continua ad essere a rischio». Nel primo giorno di controlli, il 31 gennaio, i carabinieri del Nucleo antisofisticazione hanno scoperto 70 chili di carne privi di etichettatura che si trova ancora sotto sequestro e 8 chili di pomodori con muffa. Dopo il blitz dei Nas è stata la volta degli ispettori dell’Asp che hanno trovato le arance con la muffa e altri 15 chili di carne di origine sconosciuta. Da qui ha inizio la protesta dei genitori che hanno deciso di non far mangiare i loro figli nella mensa. Alcuni li stanno mandando a scuola con il panino, altri prendono i figli all’una, mangiano a casa e poi ritornano a scuola. «Dopo il doppio sequestro e la conferma che la carne non era adeguata, oggi chiediamo la rescissione del contratto», afferma una mamma.
Il sindaco aveva da subito provato a sedare gli animi viste le lamentele dei genitori. La protesta, però, non si ferma. I genitori avanzano diverse opzioni, dalla richiesta di un comitato mensa ai rimborsi fino all’interruzione dell’appalto. A preoccupare sono gli episodi che si sono ripetuti a distanza di pochi giorni. «La qualità del cibo dato ai bambini è diventata scadente – dicono – e nonostante abbiamo protestato con il Comune non è cambiato nulla. Ci auguriamo che il Comune prenda provvedimenti. Intanto in mensa i nostri figli non li facciamo mangiare, soprattutto dopo che le indagini hanno confermato che il cibo non era consono». I genitori hanno tra l’altro chiesto l’intervento del Codacons.