POTENZA - Un’impresa boschiva e un buono fruttifero considerati «nella effettiva disponibilità» di Saverio Riviezzi, considerato il capo di un clan operante nel Potentino ma «legato alla criminalità calabrese e campana», sono stati posti sotto sequestro dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Potenza, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.
Il valore dell’impresa e del buono ammontano a circa 200 mila euro. Le indagini della Guardia di Finanza hanno portato a "ricostruire i valori patrimoniali e finanziari nella effettiva disponibilità di Riviezzi» e a documentare la sua «pericolosità sociale qualificata, ai sensi del Codice antimafia, in relazione ad un arco di tempo di oltre 20 anni». La Procura, riferendosi ad una sentenza di condanna - ancora non definitiva - a 30 anni di reclusione emessa a carico di Riviezzi dal Tribunale di Potenza, ha sottolineato il suo «elevatissimo spesso criminale" e la sua posizione al «vertice di una consorteria criminosa attiva nel settore del narcotraffico internazionale». Le indagini economiche e patrimoniali hanno riguardato anche «tutti i componenti» della famiglia di Riviezzi e, per «documentare l'origine del patrimonio accumulato, è stata analizzata documentazione a partire dal 1997». Sarebbe stata accertata «una significativa sproporzione tra i modesti redditi ufficiali dichiarati e il valore delle consistenze economiche e patrimoniali nella effettiva disponibilità di Saverio Riviezzi».