Potenza - I briganti hanno deposto le armi. Ormai da due anni. Qui, nel parco della Grancia, a pochi chilometri da Potenza, è stato coniato il termine «macro-attrattore» turistico sviluppato sulle gesta di Carmine Crocco e compagni, protagonisti de La storia bandita, l'ambizioso cinespettacolo con l'imprimatur di nomi altisonanti, da Jean F. Touillard alla direzione artistica a Victor Rambaldi per la regia di scena, dalle musiche di Antonello Venditti e Lucio Dalla alle voci di Michele Placido, Lina Sastri, Nanni Tamma e Orso Maria Guerrini. L'esordio nel 2000, accompagnato da grandi aspettative di un territorio in cerca di visibilità e della possibilità di inserirsi nel solco degli itinerari turistici culturali. Fino al 2013 lo spettacolo, ambientato nel brigantaggio post-unitario, ha registrato 300mila presenze, il 60 per cento delle quali proveniente dalla Puglia. In tempi di «vacche grasse» il flusso di denaro pubblico è stato tale che ogni singolo spettatore è finito per costare qualcosa come 200 euro. Manco fosse un posto in poltronissima alla prima della Scala di Milano. Il consorzio Pal che gestiva l'intero sistema, è stato messo in liquidazione perché travolto dai debiti. Si sa, spesso quando ci sono consistenti canali di finanziamento c'è la tentazione di spendere e spandere, andando anche oltre le capacità di bilancio. Da quel momento è intervenuto in prima battuta il piccolo Comune di Brindisi di Montagna, al cui interno rientra il parco della Grancia, in attesa di individuare un nuovo gestore.
A ridosso dell'esplosione della pandemia la firma del contratto con il consorzio Eti-Eccellenze turistiche lucane per ridare slancio all'area verde e al cinespettacolo, il cui appuntamento estivo si è via via assottigliato per problemi di natura organizzativa ed economica, fino a scomparire del tutto. Dopo il blocco del 2020, anche quest'anno ci si avvia a un'altra estate senza la messa in scena che si ispira al modello della Cinescienié di Puy du Fou in Vandea (Francia), plasmata sulla contaminazione tra cinema, teatro, danza e musical. Ma c'è il rischio che neppure il parco possa riaprire le sue porte durante l'imminente estate, l'unica stagione disponibile per la sua fruizione: già a partire da ottobre da queste parti le temperature sono piuttosto rigide e l'area non sarebbe certo lo scenario ideale per pic-nic e spettacoli all'aperto. Ogni edizione ci si è spinti sempre più in là nel tempo, «bruciando» la possibilità di tenere aperto il parco già a partire da maggio-giugno.
L'anno scorso la Grancia è rimasta inaccessibile per tutta l’estate e quest'anno si avvia a concedere il bis. Non solo colpa del Covid: nel 2020 il consorzio Eti aveva da risolvere la questione legata alla presenza, all'interno del parco, di altri proprietari, abusivi o meno non è ancora del tutto chiaro. Dettaglio non di poco conto: al gestore si chiedeva di fare investimenti milionari e di garantire sui beni presenti nella zona. Beni accessibili da terzi, da chi era sfuggito ai radar (sgangherati, evidentemente) delle istituzioni, visto che non è mai stato fatto un accatastamento delle strutture e delle proprietà all'interno dell'area. Alla fine la questione – che impediva la formalizzazione del contratto di affidamento - è stata risolta con una banale recinzione e con l'appello alla Regione Basilicata di inventariare tutto quello che c’è nella Grancia per fare chiarezza su inquilini e competenze. Possibile che si sia arrivati a questo dopo vent'anni? Evidentemente, verrebbe da dire, il concetto di «terra senza regole» idealizzato dai briganti è stato preso alla lettera da chi ha gestito il parco e da chi doveva controllare. È stato perso troppo tempo tra cavilli burocratici e problemi vari. Si trovi una soluzione al più presto. Il parco della Grancia ancora chiuso è un’offesa al territorio ed è l’ennesima occasione mancata.