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Potenza, le povere famiglie lucane. Se hai 3 figli tiri la cinghia

 
Giovanni Rivelli

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Giovanni Rivelli

Potenza, le povere famiglie lucane. Se hai 3 figli tiri la cinghia

Con un bimbo, una coppia ogni 3 ha difficoltà ad arrivare a fine mese

Mercoledì 15 Luglio 2020, 14:32

POTENZA -  E poi ci meravigliamo del calo demografico. Mettere su famiglia in Basilicata vuol dire correre il rischio di diventare povero. È quanto emerge dai dati divulgati da Openpolis e Fondazione con i bambini diffusi oggi secondo cui in una situazione fortemente differenziata da piccoli o grandi centri, ci sono realtà dove le famiglie con figli in condizione di disagio economico sono quasi il 6 per cento del totale. 

Ma se il dato di per sé è allarmante, lo è peggio per le famiglie numerose. Da una proiezione su dati Istat le famiglie con due figli che arrivano a fine mese con difficoltà o con grande difficoltà sono 37 per cento, quelle con tre bambini o più il 48 per cento. Insomma se scegli di avere una famiglia che oggi si direbbe numerosa ma che una generazione fa era quasi uno standard, hai una possibilità su due di diventare povero. Un problema nel problema in una regione dove il 39,2% della popolazione vive in famiglie a rischio povertà o esclusione sociale.

Non può, quindi, meravigliarci il fatto che in Basilicata avere bambini sia un «lusso» che in pochi possono permettersi. E che, nell’arco degli anni che vanno dal 2012 al 2018, la Basilicata abbia perso l’11,8% della popolazione minorenne, con un triste primato in un’Italia in cui, nello stesso periodo, il valore medio è fissato al - 3,2%.

Così, è facile comprendere che anche chi scelga di avere figli si fermi al «minimo sindacale». Perché andando avanti si peggiora non di poco. I dati Istat, infatti, mostrano che le famiglie con tre figli che giungono a fine mese con grandi difficoltà sono più del doppio di quelle con un figlio solo. Già il dato nazionale mostra che a fronte di una grave difficoltà che tocca l’8,1 per cento delle famiglie con figlio unico si sale al 18,3 di quelle con 3 o più figli, ma la proiezione a livello locale del dato (fatta su una base totale di disagio maggiore) vede i due coefficienti salire rispettivamente all’10,2 e al 24,5. Dati a cui si sommano quelli di chi a fine mese ci arriva con difficoltà (sia pure non grave), e cioè il 22,7 per cento delle famiglie con un figlio e il 23,55 di quelle con tre, dati che, sommati, portano l’area di chi tira la cinghia a comprendere un terzo delle famiglie con un solo figlio, e metà di quelli con tre. E nel 72,5 per cento delle famiglie (a fronte del 61,9% di media nazionale) anche chi a fine mese ci riesce ad arrivare non riesce a mettere da parte un euro per esigenze impreviste, quali quelle che ci ha comportato la pandemia Covid.

Una situazione che cambia di comune in comune. E che, come mostra la cartina a sinistra, vede le situazioni peggiori nelle aree marine, sia Maratea che l’area Jonica, e nell’area Senise-Francavilla-Roccanova-Sant’Arcangelo con valori di famiglie con figli in disagio economico (ossia che a fine mese non ci arrivano) che si aggirano intorno al 5 per cento, con il record di Montalbano che raggiunge il 5,6. Le situazioni migliori? Nei centri in cui ci sono pochi bambini (San Paolo Albanese) o comunque nei capoluoghi di provincia, dove ci si ferma al 2,2% che è tanto, ma, comunque, rappresenta un livello basso per gli standard della Regione.

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