POTENZA - L’indice di contagio in Basilicata è tra i più bassi d’Italia (0,35). Nella classifica nazionale precediamo soltanto l’Umbria che registra lo 0,19.
Ma se il Covid-19 ha fatto meno danni del previsto, rischiamo di dover pagare maggiori conseguenze su altri fronti sanitari. Ci si ammala e, purtroppo, si muore anche di altre patologie, non dimentichiamolo. Il nostro sistema, com’è accaduto altrove, in questi due mesi si è concentrato sulla lotta al Coronavirus, paralizzando tutte le altre attività definite «non urgenti». Il prof Silvio Brusaferro, Presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, ritiene che uno dei pilastri su cui si basa la «fase 2» - cominciata il 4 maggio ed annunciata il 26 aprile - è la garanzia di tutti i servizi sanitari sospesi o limitati durante il clou dell’emergenza.
Ma sulla ripresa della sanità extra-Covid in Italia si va a macchia di leopardo. In alcune regioni, anche tra le più colpite dal virus, sono già stati ripristinati ambulatori e visite negli ospedali. A Torino, solo per fare un esempio, il 4 maggio scorso cittadini sono stati chiamati per recuperare le visite che dovevano effettuare nel corso della «fase 1». In Basilicata le date indicate sulla sanità extra-Covid sono 7 maggio per gli ambulatori privati accreditati, 11 maggio per le visite e 18 maggio per gli interventi chirurgici. Ormai mancano pochi giorni alla ripartenza: il sistema sanitario lucano è pronto? Dall’esperienza diretta dei cittadini scopriamo di no. Luana Franchini della Cisl ha chiamato il Cup regionale: le è stato detto che non hanno avuto disposizioni per le visite già prenotate dal 4 maggio in poi. Se davvero l’11 maggio riprendono le visite negli ospedali, ancora oggi, a tre giorni dallo start, nessuno sa cosa possono fare le persone che proprio l’11 maggio hanno una visita prenotata da sette mesi. «Mi è stato detto - aggiunge Franchini - che se hai una ricetta urgente devi chiamare non il Cup ma un numero verde. Il problema è che è sistematicamente inaccessibile. Nei fatti, quindi, è negata la visita. Mentre in altre regioni colpite molto più severamente dal contagio - prosegue Franchini - si è utilizzato il periodo dal 26 aprile al 3 maggio per prepararsi a garantire i livelli essenziali delle prestazioni nonché a smaltire le visite annullate in Basilicata, in cui l'indice di contagio è tra i più bassi d’Italia e con le terapie intensive svuotate, ad oggi non c'è modo di avere notizie sulle visite fissate per l'11 maggio a seguire, idem per le visite urgenti». Franchini ricorda che la Basilicata, prima dell’emergenza, aveva delle «liste d'attesa con tempi biblici», che è un territorio con un’elevata incidenza di patologie croniche, in una regione con una popolazione prevalentemente anziane che abita in piccoli comuni, con presidi di medicina territoriale di fatto inesistente - tuona ancora Franchini - ci si permette il lusso o l'irresponsabilità di lasciare nel vuoto di gestione dal 4 maggio a non so fino a quando, mentre le condizioni di salute dei lucani sono inevitabilmente peggiorate perché non si fa prevenzione, cura e sorveglianza da oltre due mesi».