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Il contagio
Antonella Inciso
18 Aprile 2020
Test di massa. Test per individuare gli asintomatici, vero rischio per la fase della ripartenza. Da un lato ci sono gli screening di massa. Dall’altro la diminuzione dei contagi che dopo aver registrato lo zero in Basilicata, nei giorni scorsi, si mantengono sempre su numeri piccolissimi.
L’analisi del futuro prossimo venturo per il territorio lucano passa per queste due caratteristiche. Per quello sguardo sul presente e quell’occhio sul futuro che la task force regionale sull’emergenza coronavirus ha da giorni. Puntando in parte sulla prevenzione con la continuazione della campagna di tamponi a tappeto nelle case di riposo (è di ieri sera la notizia che i 65 tamponi effettuati nella casa di riposo di San Severino lucano sono tutti negativi), nei centri che ospitano disabili e nei Tribunali. In parte, invece, sul contenimento della diffusione. Come confermano i dati sui nuovi contagiati che restano al minimi, tanto che solo ieri, ad esempio, su 361 tamponi effettuati si è registrato un unico positivo, portando a 266 i positivi totali, con 49 guariti e 23 morti con un uomo di 70 anni di Avigliano, in provincia di Potenza, deceduto proprio ieri.
Con questa strategia la Regione si prepara a gestire queste settimane: mantenendo sempre focalizzata l’attenzione sulle comunità chiuse ma guardando anche alle terapie. In questa direzione, ad esempio, va l’adesione al protocollo sperimentale sull’ozonoterapia. L’ospedale «San Carlo» del capoluogo, infatti, è entrato a far parte di quel gruppo di ospedali italiani che - su un dato numero di pazienti - proverà ad utilizzare questa pratica medica per contrastare il Covid. Esattamente come ha fatto l’ospedale di Udine dove una somministrazione sperimentale ha dato buoni risultati considerato che su 36 pazienti trattati con ozonoterapia ben 35 sono stati dimessi. Un solo paziente è stato intubato. Insomma, numeri che hanno aperto ad uno studio più ampio in cui è entrato a far parte anche il nosocomio lucano che utilizzerà la terapia su pazienti nella fase iniziale della malattia. Insomma, una nuova sperimentazione che si aggiunge alle altre che sono in corso sempre nei due ospedali lucani dove si affrontano i casi più gravi di coronavirus.
Se l’ospedalizzazione è un aspetto, un altro riguarda la medicina territoriale, quella che su cui la Regione intende puntare potenziando il lavoro delle Unità covid, i gruppi medico - infermieristici che sul territorio si occupano dei pazienti positivi, impiegandoli come «sentinelle» una volta che le attività saranno riaperte. E sempre nella direzione della prevenzione va anche la decisione di «spacchettare» l’ospedale da campo dono del Qatar. I 500 posti letto, infatti, saranno divisi tra Potenza e Matera e dopo essere stati montati resteranno a disposizione della Regione in caso di emergenza.
Sul fronte sanitario, però, non mancano i problemi, compresi quelli di organizzazione. Come nel caso di un’insegnante di Potenza che dal 13 marzo vive con una tosse persistente, il sospetto di essere stata contagiata, l’auto-reclusione in una camera di pochi metri quadrati (per non stare a contatto con l’anziana madre e la figlia) ed un tampone negativo al Covid ottenuto dopo centinaia di telefonate. Risultato negativo che, però, spinge il medico a chiedere ulteriore prudenza perché considerato che la tosse persiste il tampone dovrebbe essere rifatto. Insomma, Covid o non Covid, bronchite o un qualunque altro problema di salute una vicenda delicata su cui riflettere.
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