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L'inchiesta
MASSIMO BRANCATI
08 Dicembre 2019
RIONERO - È stato scoperchiato il vaso di Pandora, ma l’andazzo durava da almeno vent’anni. Le indagini della Procura di Potenza sulla vendita dei loculi al cimitero di Rionero (venivano «liberati» dalle salme gettate in vere e proprie fossi comuni e rivenduti a un costo maggiorato fino al 300 per cento) sono cominciate dopo la denuncia di un cittadino su questa compravendita basato su un sistema corruttivo. Al centro dell’operazione, lo ricordiamo, vi è la famiglia Aiuola, che gestiva il cimitero di Rionero, e a cui facevano capo diverse società, una delle quali aveva in gestione il cimitero di Orta Nova (Foggia) dove sono stati accertati casi altri di corruzione.
Dicevamo dei vent’anni. A segnalare la «malagestio» perpetrata nel tempo è stato Donato Di Carlo, imprenditore rionerese e vicepresidente nazionale dell’associazione Assomarmo, che era diventato per Emilio Aiuola, la figura centrale dell’inchiesta, un ostacolo agli affari illeciti. In un’intercettazione ambientale gli inquirenti ascoltano Aiuola: «Io tengo quella spina di m. di Di Carlo, mò chissà che ha scritto un’altra volta sopra a Facebook. Gli possa venire un infarto... io non so come me ne devo uscire, lo devo sparare nelle gambe qualche sera...».
Aiuola cita Facebook perché Di Carlo in più occasioni, scrivendo sui social, aveva posto l’accento sulla questione e puntando il dito anche contro l’amministrazione comunale «che difende l’indifendibile» e che etichetta come «Cupola». Rispondendo agli inquirenti, Di Carlo conferma quanto scritto su Facebook: «Nel corso degli ultimi tre, quattro anni abbiamo più volte denunciato la malagestio del cimitero di Rionero senza aver avuto alcun riscontro da parte del Comune». Di Carlo, in particolare, indicava Emilio Aiuola, titolare della società T&S Servizi, per la posa in opera di lapidi monumentini e fornitura di accessori vari che la società di Aiuola - secondo Di Carlo - non poteva svolgere in quanto vietato dal capitolato del Comune. Non solo. Di Carlo parla anche di un palese conflitto di interessi: «Lo stesso Aiuola - spiega - svolge attività funebri da molti anni. Anche questa attività non è consentita a chi gestisce il cimitero come da capitolato dell’ente».
Quanto alla gara d’appalto per la gestione del cimitero, Di Carlo ricorda che è stata indetta circa vent’anni fa ed è stata prorogata fino al 2010. In quell’anno è stata bandita un’altra gara con l’aggiudicazione per un anno dalla T&S Servizi con una proroga di anno in anno fino al 2017: «Nel febbraio di quell’anno - aggiunge Di Carlo - è stata indetta una nuova gara che non si è ancora conclusa in quanto la figlia di Emilio Aiuola ha partecipato ma è stata esclusa perché in possesso di attività funebre e trasporto con ambulanza. Ha fatto ricorso al Tar che ha intimato all’ente di concludere le procedure del bando, cosa che non è ancora avvenuta. Il Comune - prosegue Di Carlo - non si è costituito, come da noi richiesto, in giudizio davanti al Tar e con una determina ha affidato la proroga della gestione del cimitero fino al 31 maggio 2018. Ma la gara d’appalto non è mai stata conclusa».
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