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Operazione antidroga
36 arresti nel Potentino

 
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La centrale dello spaccio era a Genzano di Lucania (Potenza): veniva rifornita attraverso contatti, definiti «stretti», con persone di Andria considerate vicine al clan Pesce-Pistillo

Venerdì 04 Maggio 2018, 09:37

12:57

POTENZA - Avevano messo in piedi una "fiorente» piazza di spaccio della droga (cocaina e marijuana in particolare) nel Vulture Melfese, che serviva gran parte della provincia di Potenza, con un meccanismo consolidato di acquisto degli stupefacenti in Puglia, nascosti in un magazzino di abiti da sposa e poi venduti in bar, piazze e locali da una fitta rete di pusher, che utilizzavano autovetture modificate e il classico linguaggio criptico per le comunicazioni: 36 persone sono state arrestate stamani dai Carabinieri, di cui 22 in carcere e 14 ai domiciliari.

I particolari dell’operazione «Drummer» sono stati illustrati a Potenza nel corso di una conferenza stampa. Le indagini sono durate circa tre anni, e sono iniziate alla fine del 2015 sulla base delle indicazioni di un collaboratore di giustizia. Il gruppo - collegato con il clan Pesce-Pistillo di Andria - aveva così messo in piedi un giro di affari stimato in 15 mila euro a settimana, che aveva il suo fulcro a Genzano di Lucania (Potenza): venivano utilizzate particolari autovetture - intestate a prestanome, a volte anche stranieri - per il trasporto della droga, con l’adattamento del vano dell’airbag o con aperture elettriche di un doppiofondo, modificati da un carrozziere.

L’operazione, coordinata dalla Dda, è stata condotta utilizzando circa 120 militari del nucleo cinofili di Potenza, Bari e Chieti, e un elicottero. Sono stati poi accertati collegamenti con «consorterie criminali» del Vulture Melfese, tra cui quella guidata dai fratelli Rocco e Teodoro Gabriele Barbetta, che si rifornivano di droga da clan andriesi, "gravitanti attorno alla figura del narcotrafficante Giuseppe Pasculli», attualmente detenuto nel carcere di Lecce, dove sconta una pena definitiva che scadrà nel 2027. Tra le figure "di spicco» dell’organizzazione scoperta dagli investigatori c'è anche quella di Antonio Piccolo, che avrebbe mantenuto i contatti con il clan Pesce-Pistillo.

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