BARI - «Se si trova un animale selvatico ferito o in difficoltà si deve allertare il comando della Polizia municipale o in alternativa i Carabinieri forestali che sono per legge preposti ad intervenire, ma spesso le risposte non sono positive e i privati cittadini non sempre hanno la sensibilità o l'abilità per un intervento in prima persona. Per fortuna ci sono le associazioni con i volontari».
Francesco D'Onghia è uno dei veterinari che da anni opera nell'Osservatorio faunistico regionale per gli animali selvatici di Bitetto ed ha una grande esperienza nel settore. «Recuperare un animale selvatico non è semplice, ma se ci si riesce, il mio consiglio è: portatecelo al più presto, evitate cure fai da te, possono essere ancora più deleterie, al massimo date loro acqua. Noi ci siamo nell'Osservatorio, abbiamo lavorato a Ferragosto e stiamo accogliendo tanti animali, siamo a disposizione di tutti».
Il gruppo di veterinari che opera al Centro di Bitetto è organizzato sotto la guida del prof. Antonio Camarda e della prof.ssa Elena Circella della facoltà Veterinaria dell'Università di Bari, personale specializzato per la cura di animali che hanno esigenze particolari.
«Qualche giorno fa è arrivato al centro un tasso vittima di un incidente stradale, è ancora in terapia intensiva, ma non disperiamo di salvarlo e poi di reinserirlo nel suo habitat. Proprio per i primi di settembre stiamo organizzando una giornata tra Gravina e Altamura per liberare circa 200 falchi grillai che abbiamo avuto in cura (solo quest'anno ne sono arrivati 800), per noi che li curiamo è sempre una grande emozione liberare animali selvatici».
L'attività dell'Osservatorio è incessante ed essenziale per gli animali in difficoltà e per i tanti studenti di Veterinaria che svolgono la loro attività di tirocinio. «Non tutti i veterinari che si laureano potranno un domani occuparsi di cani e gatti – sottolinea D'Onghia -, l'esperienza che si fa al centro è essenziale per la loro professionalità futura. Posso assicurare che i miei studenti ad oggi lavorano tutti in Cras e parchi naturali, dalla Basilicata sino in Africa, e che le possibilità lavorative che si prevedono in futuro sono in aumento». [R. Sche.]