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Emiliano, rifiuto offerta Jindal?
«Temono lobby carbone»

 
Franco Giuliano

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Franco Giuliano

Lunedì 05 Giugno 2017, 13:18

18:58

BARI - «È chiaro, hanno paura che un industriale innovativo, che ha cura dell’ambiente, che ha presentato un piano di decarbonizzazione rilevante, che mantiene alti i livelli di occupazione, scompagini le lobby del carbone che probabilmente temono che una riconversione produttiva dell’ Ilva scardini questo assurdo monopolio di una sostanza dannosa che viene utilizzata in maniera impropria. Mi auguro che questo disegno salti».

Lo ha detto il governatore pugliese, Michele Emiliano, rispondendo ai giornalisti che oggi a Bari gli hanno chiesto cosa pensasse della chiusura del governo a un rilancio della Jindal per l’acquisto dell’Ilva di Taranto che dovrebbe invece aggiudicarsi la cordata Arcelor Mittal-Marcegaglia.

«Dal punto di vista giuridico - ha proseguito - noi pensiamo invece che un rilancio sia possibile e che negarlo determinerebbe un grande conflitto giuridico, le cui conseguenze potrebbero essere molto dannose per l’Ilva e la prosecuzione dell’attività produttiva». La Regione potrebbe fare ricorso?, è stato poi chiesto a Emiliano. «La Regione non ha proprio titolo per intervenire - ha concluso - i decreti Ilva riguardano anche l'estromissione assoluta della Regione da ogni tipo di parere in merito alla procedura».

«Noi ci prendiamo tutto l’inquinamento dell’Ilva, tutti i rischi, i morti, il dolore, ma non abbiamo la possibilità di dire una parola. È una cosa inconcepibile e inaccettabile». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, parlando con i giornalisti oggi a Bari a margine della inaugurazione dell’anno accademico del Politenico.
«L'Ilva è extraterritoriale - ha rilevato il governatore - ci sono delle leggi italiane che l’hanno 'depugliesizzatà». «La Regione Puglia in materia di Ilva non può parlare - ha proseguito - non siamo neanche ammessi a discutere dell’offerta di acquisto». «E io - ha concluso - faccio i comunicati in maniera, tra virgolette, abusiva, perché in realtà secondo le leggi la Puglia non dovrebbe dire una parola».

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