ROMA - L’autorità giudiziaria competente di Bari «era stata puntualmente informata» degli accertamenti in corso da parte della Polizia sul tunisino fermato in Francia perché in contatto con l’attentatore che ha fatto strage a Nizza, che in passato era stato in Italia. Lo afferma il Viminale sostenendo che, «se un vulnus proprio si deve individuare, questo va ravvisato nella evidentemente non efficace comunicazione interna tra l’autorità giudiziaria competente e il proprio referente nazionale, cioè il procuratore Nazionale antimafia e antiterrorismo».
«Questa mattina qualche solito professionista dell’indignazione ha scritto, come gli accade spesso, cose false - afferma il ministero - La veicolazione di informazioni di tal genere - prosegue il Viminale - come dovrebbe essere noto a tutti, non avvengono, di regola, tra i vertici, bensì attraverso i canali tecnici di quotidiano collegamento e informazione all’interno degli stessi organismi».
Quanto all’informazione data dal ministro nel corso della riunione con i capigruppo di maggioranza e opposizione, il Viminale sostiene che «ieri, alle 12:45, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, dopo un’attenta valutazione d’intesa con il capo della Polizia Franco Gabrielli, ha ottemperato all’impegno doveroso, nei confronti del Parlamento, di illustrare una particolare situazione che interessava l'Italia e riguardava, nello specifico, un’attività accertativa su un fatto avvenuto, tra l’altro, diverso tempo fa».
Si trattava, prosegue il Viminale, «di comunicare una notizia che non aveva compromissioni di carattere giudiziario investigativo e ovviamente autentica, ma al tempo stesso generica perché sprovvista di nomi e luoghi precisi, a un consesso che aveva il diritto a essere informato direttamente dal ministro e che, se così non fosse stato, l’avrebbe scorrettamente appresa dalle agenzie di stampa, con mille dettagli, così come è avvenuto nelle ore successive, privando di consistenza e significato il senso della riunione convocata la mattina di ieri a Palazzo Chigi».
ECCO IL NOME DEL TUNISINO - Si chiama Chokri Chafroud il cittadino tunisino che avrebbe avuto contatti con l’attentatore di Nizza e che ha vissuto per alcuni anni in Puglia. Ricostruire la rete dei suoi contatti è l’obiettivo della Digos di Bari. Gli investigatori, coordinati dal pm Antimafia Renato Nitti, stanno eseguendo una serie di verifiche in luoghi e su specifiche utenze.
In particolare, dopo un sopralluogo effettuato a Gravina in Puglia, nell’abitazione dove il tunisino abitava con altri due connazionali, gli agenti della Digos stanno passando al setaccio tutti i contatti dell’uomo. Stanno ascoltando parenti e amici che ancora vivono in provincia di Bari con l’obiettivo di comprendere il possibile collegamento con l’attentatore di Nizza. Si sta anche verificando l’ipotesi avanzata dalla polizia francese sul ruolo del tunisino residente in Puglia come tramite con cittadini albanesi che avrebbero fornito l’arma usata nella strage. In recenti indagini antimafia di Bari non di rado è emersa l’esistenza di trafficanti di armi e droga di nazionalità albanese residenti sul territorio pugliese. Tuttavia al momento, a quanto si apprende da fonti vicine agli ambienti investigativi, gli accertamenti escluderebbero collegamenti fra il tunisino e gruppi criminali e anche fra l’uomo e personaggi legati al mondo dell’estremismo islamico.
PROCURA DI BARI: DNA INFORMATA PRONTAMENTE - Dell’esistenza di una indagine su un possibile collegamento tra un cittadino tunisino residente in Puglia e l’attentato a Nizza la Procura di Bari aveva informato la Direzione Nazionale Antimafia. Lo chiarisce il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, rispondendo ad una nota del Viminale su una presunta «non efficace comunicazione interna tra l’autorità giudiziaria competente e il proprio referente nazionale». Volpe spiega che «nella giornata di ieri, 18 luglio, dopo che era stata già pubblicamente diffusa la notizia del possibile coinvolgimento, nelle indagini in corso in Francia, di un cittadino tunisino in passato dimorante in Puglia, su indicazione di conferma della Digos della Questura si è data comunicazione telefonica di quanto riferito dalla Polizia di Stato alla collega della Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo coordinatrice per la Dda di Bari e, dopo il deposito di una breve informativa scritta ad opera del detto reparto di Polizia, avvenuto alle ore 19.10, anche, in via ufficiale, al Procuratore Nazionale Franco Roberti, preavvertito telefonicamente»