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Le storie

 
Giovanni Panza

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Giovanni Panza

Mercoledì 13 Luglio 2016, 19:00

14 Luglio 2016, 18:41

IL MACCHINISTA CHE DOVEVA SPOSARSI - Luciano Caterino, il macchinista 37enne del convoglio proveniente da Bari, si sarebbe sposato a breve. Il suo corpo è stato dilanciato dal tremendo impatto e recuperato a brandeklli. Proveniva da una famiglia molto apprezzata a Corato e il papaà, un lavoratore autonomo, era rimasti da poco vedovo. La sua famiglia si è chiusa in se stessa.

IL MACCHINISTA PROSSIMO ALLA PENSIONE - l 61enne Pasquale Abbasciano. Andriese ma sposato con una dipendente del Comune di Corato, tra qualche settimana sarebbe andato in pensione e avrebbe anche accompagnato sua figlia all’altare.

IL CAPOTRENO VISSUTO SUI BINARI - Una vita passata sui binari, quella di Albino de Nicolo il capotreno di Terlizzi aveva cinquantatre anni, più della metà passati sui treni di Ferrotramviaria. Chi lo conosceva lo descrive come un uomo mite, dedito al lavoro e alla famiglia. Albino era stato assunto giovanissimo in Ferrotramviaria, per questo nonostante la giovane età mancava solo un anno alla sua pensione: «Sì me ne aveva parlato, mi aveva detto che stava facendo il resoconto dei contributi previdenziali per verificare se riusciva ad andare in pensione l’anno prossimo - conferma l’amico-collega - era un persona straordinaria, ligio al dovere, non saprei che altro dire».

IL CONTADINO UCCISO DA UNA SCHEGGIA - Chissà se ha fato in tempo a pronunciare qualche parola. Perché la sua morte è pura follia, un maledetto sbaglio. Giuseppe Acquaviva faceva il contadino, era nel suo campo questa mattina. Stava raccogliendo il frutto del suo lavoro. Poi è arrivato lo schianto, le lamiere che si contorcono, i finestrini che esplodono, i pezzi di ferro lanciati a velocità folle in tutte le direzioni. Uno di questi lo colpisce in piena testa. E’ un attimo. «Non aveva alcun segno sul corpo - raccontano i medici del Bonomo - solo un buco impressionante in testa. Non c'era nulla da fare». Tranne che inserire il nome di Giuseppe nella lista dei morti del treno.

L'ESPERTO DI MARKETING DI PAVIA - Maurizio Pisani, 49 anni, esperto di marketing e manager del settore alimentare, di Pavia, era in viaggio sul convoglio diretto a Bari: stava rientrando a Milano, per lavoro. Pisani si trovava in Puglia con la moglie e la figlia, che però non erano sul treno. Sono stati i familiari, questa mattina, a riconoscere il suo corpo. Maurizio Pisani (che attualmente viveva a Milano con la famiglia) era figlio del professor Mario Pisani, docente emerito di procedura penale dell’Università di Pavia; sua sorella, Simona Pisani, è un avvocato di Pavia. Tre anni fa Maurizio Pisani aveva fondato la "Pisani Food Marketing"; in passato aveva svolto compiti dirigenziali in diverse società del settore alimentare.

L'AGENTE DI COMMERCIO BERGAMASCO - Salvatore Di Costanzo, 56 anni, del quartiere Colognola di Bergamo, di professione agente di commercio, era noto nella Bergamasca per essere allenatore del calcio provinciale. Ieri pomeriggio si sarebbe dovuto recare ad Andria per un appuntamento di lavoro: volato di prima mattina da Orio al Serio, era atterrato all’aeroporto di Bari, ma dopo un sms inviato a un amico, di lui non si era avuta più traccia. Nella serata di ieri il suo nome non era tra quelli delle vittime accertate, ma verso le 22, non avendo avuto comunicazioni di alcun tipo, la moglie e il figlio Marco erano volati direttamente in Puglia per capire la situazione. Stamattina la conferma

IL 16ENNE CHE SOGNAVA CARRIERA ALLA MILES DEVIS - Antonio Summo, 16 anni, di Ruvo. Frequentava l’ industriale di Andria, e tornava a casa dopo aver fatto lezione di recupero in una di quelle materie nelle quali non giganteggiava. Il 30 giugno, Antonio aveva superato il test d’ingresso al «Piccinni», il conservatorio di Bari, come trombettista. Era orgoglioso di quel successo, se ne faceva vanto con suo padre, artigiano titolare di una falegnameria nella zona industriale, e sua madre, casalinga. Ma più ancora con suo fratello e con gli amici. Era tanto felice di poter rendere professionale lo studio della tromba che la sbavatura all’industriale era passata in secondo piano. Oggi e domani di sarebbe dovuto esibire in due uscite con la banda di paese. Esibizioni sospese, ovvio, perché Ruvo è in lacrime.

IL POLIZIOTTO CHE TORNAVA DALLE FERIE - Il vice questore aggiunto Fulvio Schinzari, di Andria appunto. Per anni ha lavorato nel commissariato di Corato. Tra gli ultimi incarichi, quello di dirigente dell’ufficio personale della questura di Bari. Come ogni giorno tornava in treno. È stato un agente della polizia di Stato, uno dei tanti che hanno lavorato per ore cercando di stanare dalle lamiere i viaggiatori schiantati, a riconoscere il vice questore. E a dare quanto meno una notizia che è suonata come balsamo: Schinzari era solo, la figlia non era con lui, come si temeva.

IL TRENO PRESO ALL'ULTIMO MINUTO - Ha preso il treno all’ultimo minuto: quella mattina era molto in ritardo ma alla fine ce l’ha fatta». A parlare è Giuseppe Colaleo, cognato di Maria Aloisi, 49 anni, morta nell’incidente ferroviario avvenuto ieri in Puglia. «Su quel treno - racconta l’uomo - avrebbe potuto esserci mio fratello: ogni giorno si davano il cambio» per assistere un loro parente. «Mio fratello l’ha accompagnata al treno - aggiunge - e quando ha visto le immagini in tv si è fatto il segno della croce». Maria inizialmente era tra i dispersi: «Abbiamo vagato per tutti gli ospedali, alla fine ci hanno mandati al Policlinico di Bari», dove oggi ci sono stati i riconoscimenti delle vittime. "Mio fratello - precisa - ha spiegato che sua moglie aveva una collana con una lettera 'M' come ciondolo, e che aveva una cicatrice sul labbro superiore. Insomma, segni di riconoscimento». A questo punto, aggiunge, «una infermiera ha detto è probabile sia qui». Maria lascia due figli, di 21 e 28 anni.

UNA VITA SPESA PER GLI ALTRI - Sempre disponibile per il prossimo, Alessandra Bianchino, 29 anni, natali a Trani, una laurea in Scienza dell’Educazione e un impegno sin da piccola nell'oratorio dei Salesiani di Corso Cavour ad Andria. Nel mondo dell’associazionismo e del volontariato la conoscevano tutti ad Andria. A partire dai volontari dell’Avis, impegnati da ieri in una straordinaria gara di solidarietà per la raccolta di plasma. Una esperienza tante volte condivisa con lei che già da bambina aiutava in Chiesa e frequentava il catechismo prima di proseguire il suo impegno all’insegna della solidarietà all’oratorio. Chi la conosceva - come Giampaolo, un amico d’infanzia - la descrive come «una ragazza dolce, affabile, piena di voglia di vivere».

CORATO PIANGE UN BRILLANTE STUDENTE - Francesco Tedone era il più giovane. Aveva solo 17 anni. Era iscritto all’Itis «Jannuzzi» di Andria, ma una borsa di studio di «Intercultura» l’aveva portato fino in Giappone dove aveva frequentato il quarto anno di informatica. Per una tragica coincidenza del destino, era tornato a Corato dal Paese del Sol Levante solo pochissimi giorni prima dell’incidente. «Era stato in segreteria per l’iscrizione alla quinta classe che avrebbe frequentato da settembre» ha riferito uno dei suoi docenti su Facebook. Folti capelli rossi e sguardo pieno di vita, Francesco amava la lingua giapponese che studiava già da tempo, ma era anche un grande appassionato di videogiochi, di fumetti «anime» e «manga» e del «badminton», il suo sport preferito.

IL PENSIONATO CHE TORNAVA A BARLETTA PER AIUTARE IL NIPOTE - Barletta piange «Zio Michele» al secolo Michele Corsini, 61 anni, noto in città, specie negli ambienti dei pubblici esercizi del centro storico. Era sul treno che veniva da Bari (quello ripartito da Corato), tornava da Bergamo dove viveva da pensionato, ma faceva la spola con la sua città natìa per dare una mano al nipote, con il quale condivideva un bar vicino alla Cattedrale. Dalle testimonianze raccolte emerge che zio Michele era una persona con tanta carica umana e carismatica. Uomo di pace e concordia «mai e poi mai di conflitti» ci hanno detto molte persone. Qualche giorno fa ha scritto un post sul profilo Facebook di Francesco Petruzzelli, titolare di un noto locale nel centro storico, al centro di polemiche per controlli sulle attività commerciali della zona. Ecco il post lasciato da Corsini, un testamento morale per tutti: «Buonasera Francesco, mi chiamo Michele, personalmente non ci conosciamo ho un locale in piazzetta Duomo. Perché io devo avere invidia o puntare il dito contro di te quando i turisti italiani e stranieri mi chiedono dov’é il tuo locale. Ben vengano le persone che chiedono informazioni su pub e ristoranti. Tu hai una clientela e io ne ho un'altra. Continueremo a pagare la multa finché non toglieranno la maledetta zona rossa, vai avanti per la tua strada. Grazie».

TRA LE VITTIME IL FRATELLO DI UN NOSTRO COLLABORATORE - Enrico Castellano, 74 anni, fratello del nostro collaboratore sportivo e storica firma della Gazzetta del Mezzogiorno, Franco, è tra le vittime dell’incidente ferroviario tra le campagne di Andria e Corato. Viveva tra Torino e Cuba, dirigente bancario in pensione, ed era tornato lunedì in Puglia per poter festeggiare il suo onomastico in famiglia. Parlando con i giornalisti all’esterno dell’istituto di Medicina legale al Policlinico di Bari, sua figlia, che ha definito Enrico una «persona gioiosa», ha detto che ora «mi aspetto la verità, non insabbiatela, voglio i nomi dei colpevoli». «Le istituzioni - ha aggiunto - si ricordino che meritiamo di andare in treno e tornare a casa». Suo figlio Giuseppe ha detto di avere un «enorme senso di colpa». Da Andria, il giorno dell’incidente Enrico ha preso il treno per Bari dove avrebbe incontrato suo fratello, Franco, che ora dichiara: «Delitto di Stato».

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