MATINO (LECCE) - In merito all’evasione fiscale contestata all’azienda Meltin'pot dalla Guardia di Finanza, che ha portato al sequestro preventivo di beni per due milioni di euro, in una nota diffusa a firma dell’amministratore delegato Augusto Romano, l’azienda specifica che «i fatti e i rilievi appresi in data odierna, dei quali non abbiamo ancora ricevuto notifica formale, si riferiscono a fattispecie ed eventi del 2013, anno in cui la società ha depositato formale domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo in continuità ex art. 161 legge fallimentare».
La domanda, prosegue la nota, «è stata accolta dal tribunale civile di Lecce, sezione Fallimentare, il 31 gennaio 2014; a seguito di detto evento, la società ha provveduto puntualmente a tutti gli adempimenti del caso, compresa la definizione di una transazione con la competente Agenzia delle Entrate, volta a sanare in via consensuale e definitiva la situazione di inadempimento che si era venuta a creare a seguito degli eventi gestionali». La transazione, che «sana gli addebiti fiscali», è stata «sottoscritta e accolta dall'Agenzia delle Entrate il 20 ottobre 2014; inoltre, essa è diventata parte integrante del piano concordatario, omologato con decreto dal tribunale civile di Lecce in data 10 aprile 2015».
Un piano che, si evidenzia nella nota, «ha permesso alla società di superare un lungo e profondo periodo di crisi, ed è in corso di regolare e puntuale esecuzione, sotto la sorveglianza della sezione Fallimentare del tribunale civile di Lecce». La società annunciato anche di aver dato mandato ai propri legali di presentare immediata istanza per chiedere la revoca del provvedimento di sequestro preventivo, «anche alla luce della recente giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione in materia».