
Da questa indagine emerge uno spaccato degli affari del clan più importante della città. La sorprende? «Per quello che ho letto mi sembra una indagine molto approfondita e seria. Una indagine che contiene a livello di ipotesi accusatorie delle novità dal punto di vista criminologico. Se le ipotesi fossero confermate avremmo un salto di qualità notevole: si tratterebbe del reimpiego di capitali di origine delittuosa. Devo anche dire che se c’era un gruppo criminale in grado di farlo, non poteva che essere il gruppo Parisi. Mi pare coerente con le abilità che mi sono note, e soprattutto questa antica propensione nell’investire accuratamente ogni provento delle attività criminali».
Tuttavia in questo meccanismo sono incappati due avvocati, Gianni Di Cagno e Onofrio Sisto, che rischiano di apparire come «contigui» ai clan. Questo non la preoccupa? «Conosco sin dall’infanzia sia Onofrio Sisto che Gianni Di Cagno, e questa domanda provoca una sola risposta. Fermo restando il più totale rispetto del lavoro della magistratura, non posso che ritenere che si tratti di un equivoco che sarà chiarito al più presto. Di Cagno, prima da politico poi da esponente laico del Csm, ha condiviso con noi rischi ed analisi sulla criminalità organizzata. Ricordo un suo libro, Cosche di Casa nostra, sulle faide al San Paolo, e ricordo Gianni come una persona schierata in prima linea contro i clan. Onofrio Sisto ce l’ho appresso da trent’anni, ci ho giocato a pallone e a tennis, ha vissuto vicino a me in questi anni, si è sempre comportato in maniera regolare e, per quanto mi riguarda, non è mai stato considerato avvocato di sistema di un’org anizzazione criminale».
E poi c’è il presidente della Circoscrizione Carbonara, Michele De Giulio, esponente del centrodestra finito ai domiciliari. Il pm lo accusa di aver fatto una spedizione punitiva per conto dei clan. Come legge questa notizia? «Questa per noi è la notizia più dura. Anche lui lo conosco da tantissimi anni. Sono rammaricato, spero che si risolva al più presto».
Ritiene che De Giulio debba dimettersi? «Io faccio il sindaco. Lascio al presidente De Giulio, alla sua sensibilità e al suo partito, questa decisione». Vale lo stesso per Sisto e il suo incarico all’interno della Fondazione? «Cosa c’entra l’incarico alla Fondazione con le imputazioni di cui parliamo non lo so dire. Ognuno deve decidere in serenità. La misura cautelare interessa Sisto come avvocato, funzione che non svolge all’interno della Fondazione».
Quali sono i suoi sentimenti di sindaco, in questo momento? «Non posso che congratularmi con la procura della Repubblica di Bari che ha dimostrato di mantenere la guardia molto alta. La scarcerazione di Savinuccio era fonte di preoccupazione per molti, e la circostanza che sia partito un meccanismo di monitoraggio non può che far sentire tutta la comunità più sicura sull’efficienza del sistema».
A Bari c’è la mafia dei colletti bianchi, sindaco Emiliano? «Assolutamente no. Questa è una città presidiata da istituzioni sane, in modo severo e duro. Tra prefetto, questore, sindaco e comandanti delle Forze dell’ordine esiste uno scambio continuo di informazioni. E l’arrivo del procuratore Laudati, magistrato di grande esperienza, ha rinforzato questo meccanismo». [m. sc.]