Sabato 06 Settembre 2025 | 20:31

«Franco Battiato genio e generosità», emozioni e ricordi di Francesco Libetta

 
Gloria Indennitate

Reporter:

Gloria Indennitate

«Franco Battiato genio e generosità», emozioni e ricordi di Francesco Libetta

Francesco Libetta era il ragazzo del bar nel nel film «Musikanten», sulla vita di Ludwig van Beethoven, per la regia di Franco Battiato

Mercoledì 19 Maggio 2021, 10:47

Francesco Libetta era il ragazzo del bar nel nel film «Musikanten», sulla vita di Ludwig van Beethoven, per la regia di Franco Battiato (2005). «Sì - sottolinea il pianista salentino di fama internazionale - con una mano reggevo un vassoio e con l’altra suonavo...».
Grande emozione ieri per Libetta alla notizia della scomparsa del maestro siciliano a cui è legato da antica amicizia, affetto e collaborazione artistica.

Libetta, cosa mancherà nella musica italiana, ma non solo, di Franco Battiato?
«Il senso totale di quella libertà che deriva dalla conoscenza senza preconcetti o regole inutili. Ci mancherà lui che canta “a Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata” e poi crea un film sul compositore tedesco. “La musica non esiste, esistono le persone che la fanno”, mi diceva».

Lei andava spesso a trovarlo in Sicilia.
«Una delle prime volte fu nella sua abitazione a Catania. Ero in compagnia del mio amico Angelo Polo, medico di Nardò. Ad un certo punto, lo vidi che si bloccò con le lacrime agli occhi: aveva riconosciuto gli occhiali da sole di Battiato posati su un libro. In sintonia pensammo subito al “carisma e sintomatico mistero” del verso di “Bandiera bianca”. Il maestro lasciò poi Catania per trasferirsi a Milo, sull’Etna, dove aveva acquistato la casa di famiglia. Un luogo diventato una sorta di “città della musica” perché su sua segnalazione comprò una villa Lucio Dalla e lì abita anche Carmen Consoli. Ci sono stato più volte col tenore salentino Giuseppe Gerardi».

Le ha mai chiesto di suonare qualcosa?
«Più che altro commentavamo insieme le musiche barocche francesi, su tutte quelle del clavicembalista Couperin. “Guarda, guarda, che armonie ci sono” ripeteva puntando il dito sullo spartito».

Notoriamente enigmatico e riservato, ma come era, ad esempio, a cena?
«Brillantissimo, simpatico, un fiume in piena di battute. E, non erano i tempi, ma avrei voluto girare un video quando una volta imitò Fiorello che imitava lui e osservò ridendo: “Mi fa la voce bassa e strana, io però non parlo così”».

Il maestro era «di casa» nel Salento.
«Veniva ogni volta con piacere. In particolare ricordo l’amicizia e la collaborazione con il professore Gino Santoro, dell’Università del Salento, docente e attore nel film “Niente è come sembra” per la regia di Battiato (2015). Ci fu anche un entusiasmante incontro nella facoltà di Ingegneria. Quando morì Santoro, mi chiamò al telefono addolorato e ne parlammo per più di un’ora».

C’erano altri progetti artistici fra lei e Battiato?
«Un film che purtroppo non è stato realizzato, nel quale dovevo interpretare Scarlatti con Willem Dafoe che doveva essere Haendel».

Cosa ci lascia il maestro?
«La sua arte assoluta, il genio, la generosità. Mi viene in mente Catania, nella storia musicale di questa città, dopo Bellini c’è Battiato e amo ascoltare “La Cura” e “Prospettiva Nevski” in qualunque modo vengano proposte. Durante un suo concerto a Locorotondo mentre intonava “Un giorno sulla prospettiva Nevski” lasciò il microfono rivolgendolo verso il pubblico e 4mila persone all’unisono gli risposero: “per caso vi incontrai Igor Stravinsky”».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)