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«Dipingo i muri con la mia fantasia», lo street artist pugliese Davide Curci si racconta

 
Palmina Nardelli

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Palmina Nardelli

«Dipingo i muri con la mia fantasia», lo street artist pugliese Davide Curci si racconta

Sul muro del campo sportivo della sua città, Putignano, campeggia l'opera ispirata al periodo Covid, firmata con Stefano Loliva Bora

Martedì 13 Aprile 2021, 11:14

C’è un interesse crescente verso l’arte di strada, il nuovo lessico espressivo denominato «Street Art», dove i disegni trasformano vecchi muri abbandonati in ipotetiche gallerie d’arte a cielo aperto. Un’arte urbana da non confondere con i graffiti, considerati una categoria a parte ma che, pur sempre, da essa deriva
Abbiamo incontrato uno di questi autori, si chiama Davide Curci, classe 1985, e vive a Putignano. Dopo il Liceo linguistico, trasforma la sua innata passione in qualcosa di più concreto.

Si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Lecce, scuola di Pittura e consegue il diploma di laurea di 1° e di 2° livello. Nel suo curriculum mostre collettive, personali, concorsi. Inizialmente tutte nel Salento. Nel 2015 per la prima volta gioca in casa partecipando all’operazione di Street Art allo “Sparks Festival” del Parco Grotte. Seguno altre mostre e personali anche a Salerno e a Roma mentre si infittisce sempre la sua presenza in Puglia ai contest di Street Art.
Che cosa differenzia quest’arte dai graffiti? «In realtà - spiega Davide - i graffiti nascono dalla cultura americana che in Italia approda già dagli anni ‘90 con scritte particolari, a volte incomprensibili, e i classici murales. Da ragazzino anch’io ho iniziato quel percorso, figlio di una cultura non proprio sana, applicata a spazi non autorizzati. Ma cambiamenti ed evoluzione erano all’orizzonte. Con gli anni la Street Art ha prevalso sui graffiti riempiendosi di contenuti decisamente più positivi. Tanto da essere affiancata a un discorso di rigenerazione urbana.

Gli street artists vengono dal mondo del writing, dei murales un po’ più classici, un’evoluzione naturale sia della tecnica che delle intenzioni. Chiarito questo aspetto, chi sono, in realtà i loro ispiratori? «Ogni caso è strettamente personale», è la risposta. «Si guarda comunque ad artisti che hanno già riscosso successo, che hanno imposto dei cambiamenti, che hanno ottenuto il gradimento del del pubblico, anche grazie ai messaggi sempre più evidenti che questo linguaggio è in grado di esprimere. Penso a Banksy, l’artista e writer inglese che da quasi trent’anni è considerato uno dei maggiori esponenti della Street Art e la cui identità resta ancora sconosciuta», racconta Curci.
Sì, ma le istituzioni riconoscono il valore di questa disciplina? «Da parte delle istituzioni c’è un’iniziale apertura - afferma l’autore putignanese -. Gli artisti hanno imparato a giungere, sempre più spesso, a degli accordi che concretizzano le aspettative di entrambe le parti»

Per Davide, all’inizio non è stato facile farsi apprezzare in famiglia. «Finché non porti loro un risultato concreto, ai loro occhi non sei credibile. Mi cogli però in un momento particolare. Finalmente, e lo grido ai quattro venti, ho ricevuto da mio padre una sua commissione. Vuole un murales da fare sulla sua vecchia casa di campagna. Una grande soddisfazione personale. È come un cerchio che si chiude, anche se non sono del tutto d’accordo sul tema pittorico che dovrò realizzare, ma come dice il saggio: il cliente ha sempre ragione».

I sacrifici sono ormai alle spalle: «La maggior parte dei miei clienti sono giovani, ma non mancano persone di una certa età. Ho comunque dovuto diversificare necessariamente, e a un certo punto aprirmi a una nuova esperienza lavorativa. Questi sono gli anni dei muri, dell’arte di strada, dove sto utilizzando questo nuovo linguaggio, che vede crescere i suoi proseliti».
A Putignano, Curci ha realizzato un’opera d’arte sulla parte esterna del muro di cinta del campo sportivo, insieme al collega Stefano Loliva Bora. Un murales molto bello, sul tema del bene e del male, suggerito proprio dalla pandemia.

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