Domenica 07 Settembre 2025 | 22:35

E Zorro venne a Turi: il racconto di tre comparse della storica pellicola

 
Valentino Sgaramella

Reporter:

Valentino Sgaramella

E Zorro venne a Turi

Siamo tra Turi e Casamassima, nel maggio del 1961, in un film dal titolo «Il segno di Zorro»

Sabato 13 Giugno 2020, 10:31

16 Giugno 2020, 09:33

TURI- La poesia è fatta di cose semplici. Sentimenti puri e ingenui. Entusiasmi veraci, autentici. Di poesia sono intrisi i ricordi di quanti hanno recitato come comparse a Turi e a Casamassima a maggio del 1961 in un film dal titolo «Il segno di Zorro».
Oggi sono nonni ma all’epoca erano poco più che quindicenni. E chi l’aveva mai visto un set cinematografico nelle nostre contrade? Quel set è un po’ il simbolo di un’Italia che non esiste più.

Quando i «cinematografari» da Roma giungono per disseminare le strade delle due cittadine di sabbia e brecciolina e ricostruire gli ambienti dell’antico Messico a cavallo tra ‘700 e ‘800, i ragazzi del posto sognano a occhi aperti. Loro, che hanno solo visto e sentito parlare di Cinecittà in tv (chi ce l’aveva il televisore, 59 anni fa), adesso si ritrovano a vivere la possibilità di recitare sia pure come comparse. E di stare accanto a veri attori, divi hollywoodiani. E per giunta, essere retribuiti. È il massimo in quel momento della vita, si saranno detti. Da non dormirci la notte.

La poesia è tutta qui, in quegli occhi sognanti il mondo dei divi. «Il segno di Zorro» è una coproduzione italo-spagnola diretta dal regista Mario Caiano (1933-2015). Il film è girato in esterni a Roma e a Biarritz, una cittadina di 25mila abitanti della Francia meridionale, in riva all’Atlantico, meta di vacanze. Alcune scene sono girate anche a Turi, Casamassima e Bari. L’attore che incarna Zorro, un Robin Hood che lotta contro i soprusi subiti dal popolo messicano, è Sean Flynn, figlio del grande attore Errol. Tra i coprotagonisti, Mario Petri, Folco Lulli, Gabry Andrè, Daniel De Metz.

La pellicola esce nelle sale nel 1963. Nei due paesi di Terra di Bari si fa la fila per un biglietto, per riconoscersi. Impresa vana: i truccatori hanno dotato i pugliesi di baffi alla messicana (appunto), sombreri e vestiti d’epoca. Irriconoscibili. Ci sono comparse nel ruolo dei gendarmi, ossia i cattivi al servizio del governatore, e i poveri contadini, i buoni che si affidano a Zorro, l’uomo con sprezzo del pericolo.

Le riprese a Turi si effettuano nella zona della cosiddetta «Villa piccola», palazzo Aceto, l’ospedale civile di via Massari e la chiesa di San Giovanni. E nel centro di Casamassima. Per due settimane, i due paesi vivono una frenesia inusitata. Tra le comparse: Antonio Zaccheo, Giacomino De Carolis, Tommaso Iacovazzi, Gennaro Gargano, Vito Lerede, Rino Valerio, Giovanni Coppi, Giacomo Arrè, Leonardo Grazioso, Francesco Di Palma, Lorenzo Colapietro, Giovanni Valentini, Giuseppe Rossetti, Mario Maggiolini, Donato Laruccia.

Con il ricordo ancora vivo, Antonio Zaccheo, di Casamassima, geometra 75enne libero professionista, racconta: «Ci dissero di recarci all’ingresso secondario della scuola elementare Marconi, a Casamassima. Da un cancelletto entrammo in un cortile.

C’erano delle persone che ti squadravano da capo a piedi. Se eri bruno, non molto alto ma nemmeno troppo basso, venivi scelto come comparsa. Noi prescelti andammo nella palestra della scuola dove c’erano i truccatori».
Ed ecco spuntare giovani peones, con tanto di baffi, un poncho, un sombrero e dei sandali ai piedi. La scena si sarebbe svolta a Casamassima, in piazza Municipio, attuale piazza Moro. Una carrozza era trainata da ben 8 cavalli, seguita da una dozzina di gendarmi in sella. La carrozza sul set fuoriusciva dal centro storico casamassimese, dall’Arco dell’orologio. Mario Petri, un attore famoso dell’epoca, alzava un braccio per segnalare che bisognava svoltare a destra in via Roma.
«Questa scena - ricorda Zaccheo - fu ripetuta quattro volte perché non piaceva al regista, un signore che sembrava molto irascibile ma evidentemente aveva una grande responsabilità addosso. In via Roma c’eravamo noi peones ad attendere la carrozza con forconi, falci e pietre - spiega -. Mettevamo in scena una sommossa per impedire l’ingresso in città della carrozza». Ed ecco i protagonisti: «Sean Flynn (allora quarantenne, morirà durante un reportage in Cambogia nel 1970, ndr) non venne nella nostra città. Folco Lulli era un omone corpulento che recitava la parte del cattivo ma che non era cattivo. Si avvicinava a me e mi diceva con forte accento romano “a’ brunetto, te piacciono i moretti? Erano dei dolci venduti da Ciccio Ardito. Mi mandò a prenderne alcuni. Da Casamassima, poi, ci spostammo a Turi».

Come andò? «Girammo le scene in paese e poi ci spostammo in un bosco alla estrema periferia del paese, lungo via Casamassima. In una radura nel bosco, stavolta Flynn c’era e cavalcava con Lulli al seguito. Entrambi fuggivano, inseguiti dai gendarmi. Per altri 3 giorni le scene furono girate nell’Ospedale pediatrico a Bari. Era una palazzina d’epoca. Sembrava una villa, vista dall’esterno».

Vedendo il film, ci sono un paio di errori notati da pochi. Nell’uscire dal centro storico di Casamassima e svoltare a destra per via Roma, nessuno della produzione fece caso alla presenza della scritta «barbiere» su un locale che ovviamente non poteva esistere nel Messico dell’800. «Comparve anche un orologio assolutamente moderno al polso di una delle comparse», rivela Zaccheo.

La retribuzione? «Più o meno metà stipendio medio dell’epoca, più un panino di quelli grandi con mortadella e formaggio svizzero e una birra a giornata di riprese».

Giacomino De Carolis compirà 77 anni il 2 agosto. È stato direttore della Dogana a Genova e ancora prima funzionario comunale a Turi ai tempi del sindaco Valentini, suo cugino. È lui che conserva amorevolmente le foto. «Parliamo di più di mezzo secolo fa. Avevo 17 anni. Venne una persona a Turi. Chiedeva ai giovani del paese se volessero fare le comparse in un film su Zorro. Non vedevamo l’ora di divertirci». De Carolis ricorda benissimo una scena. «L’attore protagonista, Flynn, doveva subire una aggressione dalle comparse. Il regista dice “ragazzi, adesso dovete prendere il signore e buttarlo in mezzo a voi e fingere di dargliene di santa ragione”. L’ordine fu preso alla lettera da qualcuno che gli sferrò pugni veri al punto da spedirlo al pronto soccorso. Mi sbellicai dal ridere - confessa -. Successe il finimondo. Il regista urlò. Qualche comparsa fu cacciata». De Carolis interpretava uno dei tanti peones. «Avevamo i forconi. Il nostro ruolo era quello di urlare contro il proprietario terriero fino a farlo scendere dalla carrozza e prenderlo a cazzotti».

Tommaso Iacovazzi, funzionario della Dogana in pensione, vive a Milano e ha 79 anni: «Ero studente, mi facevano comodo quei soldini. Mi facevano fare il soldato messicano a Turi davanti alla chiesa di San Giovanni e a Bari nell’ex Ospedaletto. La chiesa fu adattata a taverna e Lulli, scostando la tenda per entrare, bestemmiò ma non so con chi ce l’avesse». Iacovazzi riflette: «Mi è rimasto impresso il sacro della chiesa e il profano della bestemmia. La mattina era una corsa di noi ragazzi per essere scelti, soprattutto per prendere la paga in serata». Ricorda un’attrice bellissima. «E chi poteva avvicinarla? La ricordo sulla scala del vecchio ospedale adiacente la chiesa. Salivamo su un muretto per ammirarla».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)