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L’ambasciatore Vivaldi a Putignano: «Cile, mai più dittature nel mondo»

 
Luca Natile

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Luca Natile

L’ambasciatore Vivaldi a Putignano: «Cile, mai più dittature nel mondo»

In occasione di una cerimonia in ricordo del golpe del ‘73. Gli anni bui dei desaparecidos

Lunedì 11 Settembre 2023, 05:12

Funziona così con le dittature che alla fine si assomigliano un po' tutte. E poi per ogni dittatura servono anni, anni per fare giustizia, per guarire, per mettere le cose a posto. In Cile le elezioni del 1970 portarono alla presidenza Salvador Allende, leader della coalizione di sinistra Unitad Popular, primo presidente socialista. Erano gli anni della Guerra fredda. Nel programma di Allende c’erano riforma agraria, modifica della proprietà terriera, nazionalizzazione del rame e delle banche. A partire dall’autunno del 1972 il paese venne scosso da una serie di scioperi, promossi dalle frange più conservatrici della società e finanziati dai servizi segreti statunitensi. L’11 settembre 1973, l’esercito diede l’assalto al palazzo presidenziale La Moneda, sede del governo a Santiago e prese il potere. Fu l’inizio della sanguinosa dittatura militare di Augusto Pinochet. Il Cile entrò nella sua stagione più buia.

L’ambasciatore del Cile a Roma, Ennio Vivaldi, nonni italiani, ha assistito a Putignano allo spettacolo teatrale «D’amore e di Lotta, gli ultimi giorni di Pablo Neruda» dedicato al golpe di Pinochet e alla figura del poeta premio Nobel. La rappresentazione si è sviluppata su una sceneggiatura scritta dall’avvocato Michele Ficco con la produzione di Rosario Sportelli. Vivaldi e il console onorario a Bari Antonio dell’Aquila hanno parlato di Cile e del golpe in un dibattito pubblico con Nicola Colaianni (giurista, già magistrato e parlamentare) e il consigliere regionale Stefano Lacatena.

Ambasciatore Vivaldi, mezzo secolo fa l’ambasciata italiana a Santiago divenne rifugio dei dissidenti

La nostra storia e le circostanze che portarono al golpe militare - risponde Vivaldi - , sono state oggetto di riflessione in tutto il mondo. Gli italiani si commossero. Il dibattito politico fu acceso. L’Italia parlava di Cile ma pensava a se stessa. Il nostro Paese in democrazia puntava ad una nuova struttura sociale. La tragica storia di quei giorni ci insegna quando importante sia salvaguardare la libertà di un popolo.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lo scorso luglio, è stato in visita ufficiale in Cile

Il valore della sua visita è stato enorme. Un gesto che, dal Cile, consideriamo come un grande onore, un’opportunità per approfondire la collaborazione bilaterale, un invito a riflettere insieme sul mondo e sulla società contemporanea ma anche un messaggio potente in favore della difesa della democrazia. Molte cose stanno cambiando. Il rapporto tra Italia e Cile può rafforzarsi nella ricerca di obiettivi comuni sul piano politico ed economico e nella condivisione di valori fondamentali come il rispetto della vita e della condizione umana perché non vi sia ancora un altro 11 settembre

Il Cile sta creando nuovi legami. Si può costruire un ponte con la Puglia?

Sì, sicuramente. Ci sono molte similitudini culturali e legami tra le nostre realtà. Siamo una nazione piena di risorse che si sta aprendo al mondo. Vogliamo creare nuove collaborazioni anche con la Puglia dove il lavoro del console onorario dell’Aquila si rivela prezioso.

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