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Sali Berisha: «Io come Steve Jobs sarà un grande ritorno»

Sali Berisha: «Io come Steve Jobs sarà un grande ritorno»

 
Leonardo Petrocelli

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Leonardo Petrocelli

Sali Berisha: «Io come Steve Jobs sarà un grande ritorno»

L’ex presidente albanese lancia la sfida del centrodestra

Martedì 09 Maggio 2023, 08:44

Paragona il suo ritorno in campo a quello di Steve Jobs che, dopo aver lasciato la Apple, vi rientrò rivoluzionando il mondo dell’elettronica di consumo con l’IPhone e l’IPad. «Una storia di grande successo che conto di replicare, anche il mio sarà un grande rientro» promette Sali Berisha, classe 1944, cardiologo, già Presidente della repubblica albanese dal 1992 al 1997 e poi primo ministro dal 2005 al 2013. Si tratta, dunque, del terzo riapparire sulla scena politica dopo la drammatica bancarotta del Paese che gli costò la presidenza del ‘97 e la sconfitta elettorale del 2013. La prossima sfida ha una data cerchiata di rosso sul calendario: le elezioni amministrative di domenica che, tra gli altri, decideranno i destini di Tirana e Durazzo, i due principali centri albanesi. L’attuale premier, il socialista Edi Rama, gode del favore dei sondaggi anche in virtù delle spaccature che frammentano la principale forza di opposizione, quel Partito democratico (in Albania è un movimento di centro-destra), di cui Berisha è guida storica, nonché per molti leader de facto, ma che non si presenterà unito. Al punto che l’ex presidente correrà con il cartello «Bashkë Fitojmë», «Insieme vinciamo». Di là dalle alchimie elettorali, però, è il clima ad essere molto diverso da quello nostrano che pure, quanto a veleni, ha poco da imparare dagli altri Stati. Ma in Albania fra reciproche accuse di corruzione e spalleggiamenti al narco-traffico, ogni affermazione è una palla di cannone sparata nel campo avversario. Nel mirino di Berisha, naturalmente, il premier Rama e, subito dietro, l’eminenza grigia continuamente additata come gran burattinaio della crisi, il filantropo e speculatore ungherese George Soros.

Presidente Berisha, partiamo dall’inizio: qual è la fotografia dell’Albania di oggi?

«L’Albania è una monocrazia. Il capo dell’esecutivo, Edi Rama, non rispetta nessuna regola e definisce il codice elettorale una chinoiserie, una “cinesata”. Parla molto di più di cannabis che di qualunque altra pianta del pianeta. Questa è la verità».

Sono accuse molto pesanti...

«Parlano i numeri. Rama ha impoverito gli albanesi in otto anni, dal 2014 al 2022. Più di un milione di cittadini hanno lasciato il Paese, in larga maggioranza per raggiungere lo spazio dell’Unione europea. L’8% ha meno di trent’anni. Una perdita enorme, il segno di un Paese devastato. E sa cosa ha in mente il premier? Rimpiazzare gli albanesi con indiani, bengalesi e cingalesi che, però, usano l’Albania solo come piattaforma per entrare nell’Unione europea».

È per questo che ha deciso di tornare in campo?

«Per questo ma anche per un’altra ragione. Il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, il 19 maggio 2021, mi ha dichiarato persona non grata negli Stati Uniti»...

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