Sabato 06 Settembre 2025 | 00:18

Brasile, il barlettano Bernardini: «Il Paese non cadrà nel caos, ma si crei un dialogo politico»

 
Marisa Ingrosso

Reporter:

Marisa Ingrosso

Brasile, il barlettano Bernardini: «Il Paese non cadrà nel caos, ma si crei un dialogo politico»

«Esiste un centro moderato con cui è possibile fermare i violenti»

Martedì 10 Gennaio 2023, 13:04

Il barlettano Antonio Bernardini, Ambasciatore del nostro Paese a Brasilia dal 1° luglio 2016 e fino al 6 gennaio di due anni fa, è ottimista: il Brasile non cadrà nel caos.

Qual è stata la sua prima reazione davanti alle immagini dell'assalto giunte in diretta da Brasilia?

«Sono immagini scioccanti perché non sono immagini di protesta ma di devastazione e, quindi, di mancanza di rispetto per gli edifici più rappresentativi delle istituzioni, della democrazia. Ma questo vale per qualsiasi Paese. Questa gente non è andata lì per manifestare contro qualcuno ma armato di vandalismo. Quegli edifici erano vuoti perché questo è un periodo natalizio. Non c’era il presidente, non c'erano i parlamentari, non c'erano i giudici».

«Non è la prima volta, in passato ci sono stati altri casi di assalto al Parlamento, non è proprio una novità assoluta se vogliamo. Però mai in questo maniera e mai contro tutti e tre gli edifici rappresentativi dei tre poteri. I manifestanti hanno preso la Piazza dei tre poteri, il legislativo, il giudiziario e l'esecutivo. Gli uffici poi sono altrove ma sono edifici iconici, disegnati da Oscar Niemeyer, che rappresentano il Brasile. Questa devastazione... ho visto le immagini di quando hanno preso l'originale della Costituzione, di quando i manifestanti hanno preso i quadri e li hanno bucati, rovinati. Un brutto messaggio per questo Paese, di questa violenza gratuita».

Come è potuto avvenire?

«Una parte di questi era accampata da settimane, ma c’erano anche centinaia di autobus che sono giunti a Brasilia pieni di manifestanti e allora ecco la polemica sulla impreparazione delle istituzioni … Le scuse pubbliche del governatore di Brasilia (governatore del Distretto Federale di San Paolo, Ibaneis Rocha - alleato politico dell'ex presidente Jair Bolsonaro; ndr) non bastano. È macroscopico quello che è avvenuto. Dopodiché si sono prodotti accadimenti un particolari che avrebbero giustificato un livello di attenzione sotto il profilo della sicurezza più elevato».

A cosa fa riferimento?

«Prima dell’insediamento del presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, è stato scoperto un tentativo di attentato. C'erano delle avvisaglie, invece la sicurezza praticamente non c'era e forse anche a livello federale c'era qualche cosa che non ha funzionato e si è prodotto questo evento che è un po' particolare perché ricorda quello di Capitol Hill, ma che si è svolto senza armi e senza resistenza o quasi da parte della Polizia. Nessun colpo d’arma da fuoco. Un messaggio politico e una devastazione gratuita. Questo fa male per chi ama la dialettica politica e la democrazia. Qui non abbiamo la conta dei morti, per fortuna, ma c'è il disastro del messaggio politico di questi scellerati».

Lei se lo aspettava?

«No assolutamente. È una cosa che mi ha meravigliato, ma capisco che era organizzata perché c’erano centinaia di autobus che hanno portato la gente a Brasilia».

Ma cosa succede «dopo»? Non credo si possa militarizzare il Brasile.

«C’è da vedere innanzitutto a reazione del mondo politico e delle opposizioni. Ho visto che molti hanno preso le distanze da questi facinorosi. Credo che la prima cosa è cercare di costruire un dialogo politico. La presa di distanza fa pensare che anche nel campo dell’opposizione l’idea di andare verso uno scontro più grave non vede d’accordo tutto il campo che si oppone a Lula. Il presidente d'altronde non ha bisogno di trovare consenso a sinistra perché ce l’ha. Fa bene a ricordare che la sinistra sconfitta non ha fatto un assalto ai Palazzi quando ha perso le votazioni, ma ha bisogno di dialogare con il mondo brasiliano moderato che non condivide il suo punto di vista per fermare questi che vogliono portare il Brasile verso l’ingovernabilità totale. Alla fine c’è un Brasile moderato di centro al quale Lula deve prestare attenzione per mettere al bando la violenza».

Se il Brasile si destabilizzasse...

«Sono abbastanza fiducioso. L’idea che possa precipitare in scenari simili quelli visti anni fa, oltre che non auspicabile, mi pare non applicabile. Ci vorrebbe una maggiore frattura all'interno del Paese mentre qui le istituzioni sono state abbastanza coerenti nel condannare l’accaduto».

C’è poi il dato delle forze armate

«Finora un atteggiamento piuttosto defilato, bisogna capire. I golpe i militari li fanno in altro modo non con centinaia di disperati che distruggono tutto, ma ti svegli un giorno e ti trovi i carri armati per strada. In passato, colpi di Stato in America Latina sono stati diversi, qui sembra si voglia dare l’idea di un Brasile ingovernabile. È necessario reagire contro la violenza e ricostruire un dialogo politico nel Paese».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)