Un’intera generazione di francesi ha combattuto in Algeria, ma l'ultima dichiarazione di guerra della Francia è del 1939. Gli Stati Uniti hanno 173mila militari sparsi per il globo, e oltre 750 basi in oltre 80 paesi, con una spesa bellica, da soli, superiore a quella dei dieci paesi che spendono di più. Ma non dichiarano guerra dal 1942. Nel 2022 non è tornata la guerra: è tornata la consapevolezza della guerra. I profughi sono l'1 percento della popolazione mondiale. Sono uno nuovo ogni tre secondi. Dal 24 febbraio, l'Ucraina è in prima pagina. Kiev, Kharkiv, Donetsk. Luhansk. Lviv. La sua mappa è ormai una mappa familiare. Ma dei tanti nomi di questi mesi, delle tante città, delle tante battaglie quella decisiva è stata l'unica che probabilmente non ricordate. Hostomel. La battaglia per l'aeroporto di Kiev. Perché Putin si immaginava una guerra lampo: con la caduta di Kiev, e l'esilio di Zelensky. E l'instaurazione di un governo amico. Ma non è andata così. A marzo, si sono avute Bucha e Irpin: quella dei cadaveri per strada, ritrovati con le mani legate, un colpo alla nuca, o giù negli scantinati, mutilati, e quella dei cadaveri con il trolley vicino, bombardati durante la fuga.
Ed è qui, fallita la presa di Kiev, che la strategia di Putin è cambiata. Da aprile, invece che sulla conquista dell'Ucraina si è concentrato sulla conquista del Donbass. Dell'est dell'Ucraina. Con l'assedio di Mariupol, quella dei missili sui reparti di maternità, sugli ospedali, e dei combattenti trincerati nell'accieria Azovstal, e poi con l'assalto a Sievierodonetsk, cerniera con il resto del paese. A quel punto, annesso il Donbass con il referendum del 30 settembre, si è avuta non la disfatta, ma la ritirata di Kherson, a novembre, con i russi saldi a est del fiume Dnepr. Perché intanto, l'8 ottobre è diventato comandante in capo Sergei Surovikin. Il macellaio della Siria. Arrivò che Assad controllava a stento Damasco. Ha riallineato alla Russia l'intero Medio Oriente. E come ha vinto? Bombardando tutto il bombardabile, e sfiancando i ribelli in una serie di battaglie minori il cui unico valore strategico era il valore simbolico. Era la voglia di non cedere di un metro. Battaglie che in realtà erano trappole. Erano tritacarne. Come Bakhmut. L'unico fronte dell'Ucraina al momento attivo. La guerra è diventata guerra di attrito. Ma in realtà, questa guerra non è iniziata il 24 febbraio. E né è iniziata nel 2014 con la rivoluzione di Maidan e l'occidentalizzazione dell'Ucraina. È iniziata nel 1999: in Kosovo.
Perché è con l'attacco NATO mai autorizzato dall'ONU, e un attacco, per di più, alla Serbia, avanguardia della Russia in Europa, che tramonta il progetto di una Russia parte dell'assetto internazionale post-1989. Fu promesso: resterà un'eccezione. E in effetti, alla crisi successiva, la crisi della Primavera Araba, fu l'ONU, con la risoluzione 1973 del 2011, ad approvare la no-fly zone sulla Libia. Solo che poi la NATO non si limitò alla no-fly zone. Attaccò. E rovesciò Gheddafi. Questa è una guerra sistemica. Una guerra con cui Putin mira a scardinare le regole in vigore dal 1945. Non è una guerra per l'Ucraina. E d'altra parte: l'ONU si basa sul Consiglio di Sicurezza, e il potere di veto dei suoi cinque membri permanenti. Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina. A chi mai oggi questo sembra ancora lo specchio del mondo? Dei suoi rapporti di forza? Il 2 marzo l'Assemblea Generale dell'ONU ha condannato l'invasione dell'Ucraina con 141 voti a favore, e solo 5 contrari. Ma i numeri ingannano. I 35 astenuti rappresentano oltre la metà della popolazione mondiale. È duro constatarlo, ma la maggioranza ha scelto di stare ferma a guardare.
E così, il nostro 2022 è stato un susseguirsi di battaglie. E soprattutto, di sanzioni. Sanzioni di ogni tipo. Misure contro Putin e i suoi fedelissimi, restrizioni a importazioni e esportazioni, e ai trasferimenti di tecnologia, e alle transazioni bancarie, limiti al prezzo del petrolio. Sospensione dei media. La Russia ha risposto con il blocco del grano, di cui è il primo fornitore al mondo, e con il gas. Che è il 40 percento del gas dell'Europa. Perché è così da sempre: gli eserciti vincono le battaglie, ma è l'economia che vince la guerra. Difficile dire come finirà. Per ora, non c'è spazio per una trattativa. Militarmente, sia alla Russia sia all'Ucraina conviene combattere ancora. E in fon[1]do, a molti altri conviene che convenga. Nei primi tre trimestri del 2022, l'ENI ha registrato utili netti per 13,3 miliardi. Cinque volte di più che nel 2021. A marzo, già rivendeva il gas a un prezzo 12 volte più alto. Un gas che continuava a comprare allo stesso prezzo. E l'ENI è solo una delle tante.