MILANO - Già in fase di disegno e di progetto l'abito da sposa può nascondere la sua «second life», trasformandosi in poche ore in un vestito elegante ma da indossare oltre quell'unica occasione, il giorno delle nozze.
Pochi dettagli, come le spalline già predisposte per inserire le maniche o avvolgenti su se stesse per dare vita ad uno scollo all’americana. O il corpetto che si modifica con ricami, applicazioni, accessori più quotidiani e portabili,o la lunghezza variabile, oppure lo spacco sulla gonna che rende il vestito più adatto ad una serata qualunque.
L’abito Re-Usable è uno degli ultimi progetti di Lascari Couture, la griffe di Annagemma Lascari che dopo aver collaborato per anni con Maison quali Ferrè, Dior e Capucci, dal 1993 si dedica alla sposa ed alla sperimentazione sartoriale. «La moda sostenibile si rifà a valori quali sobrietà, durata, riutilizzo, consumo responsabile - afferma la stilista -. E' un nuovo paradigma volto a valorizzare il concetto di economia circolare per dar vita a collezioni di elementi ri-composti, re-inventati, ri-cuciti».
Quindi anche per l’abito delle nozze. Il capo di abbigliamento, che al momento di organizzare un matrimonio diventa l’argomento più spinoso e tormentato per la sposa e la sua famiglia. Indecisi tra il desiderio del vestito da sogno sfarzoso e il senso di colpa perché dal giorno dopo resterà chiuso nell’armadio.