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Neonato morto a Matera, la famiglia contro l'archiviazione: «Cerco soltanto la verità»

 
Enzo Fontanarosa

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Enzo Fontanarosa

Neonato morto a Matera, la famiglia contro l'archiviazione «Cerco soltanto la verità»

foto d'archivio

Il papà del bimbo, Daniele Perniola, chiede la riapertura del caso «Troppi dubbi da chiarire»

Giovedì 24 Novembre 2022, 15:12

MATERA - «Non accettiamo che la cosa finisca così. Non avremmo pace. E non ne avremo finché non sarà fatta chiarezza sulla morte del nostro bambino. Il Tribunale di Matera ha archiviato il caso. Noi chiediamo, invece, di riaprire le indagini per dovere di verità. Un risarcimento eventuale non sappiamo che farcene. Non ce lo riporterà certo indietro, nostro figlio. Vogliamo, invece, che certi episodi non accadano più. Che nessuno abbia a soffrire per un figlio venuto alla luce morto».

Daniele Perniola e la sua compagna non possono rassegnarsi. Quello che doveva essere un lieto evento, tanto atteso, li ha gettati in un vortice di dolore quel 18 gennaio 2021 che doveva essere vissuto tra fiocchi e confetti azzurri. Il dramma, però, si è consumato nel reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell'Ospedale Madonna delle Grazie di Matera. La causa del decesso del nascituro, racconta lo stesso Perniola, «sarebbe avvenuta per “asfissia perinatale secondaria a massiva aspirazione meconiale” (meconio è le prime feci del neonato, costituite dal materiale ingerito dal feto nella vita intrauterina, ndr.). Così hanno affermo i consulenti nominati dalla Procura. Io non sono stato affatto fermo e accettato una morte che riteniamo potesse invece essere evitata: così, ho denunciato tutti».

Il sig. Daniele e la sua compagna si oppongono fermamente all’archiviazione del caso, avvenuta il 31 maggio 2022, e hanno deciso di procedere assistiti dai legali Valeria Montemurro e Antonio Uricchio.

«Vogliamo la verità sui fatti, andremo avanti a tutti i livelli – continua –. L’archiviazione del caso è stata motivata senza che sia stato messo in dubbio ciò che hanno detto i consulenti della Procura. Senza considerare i dubbi sollevati, a loro volta, dai nostri consulenti medici con le loro relazioni peritali, dove la ricostruzione dei fatti ha evidenziato colpe dei sanitari che avrebbero portato al decesso di nostro figlio lasciando intendere che non è accaduta per cause naturali».

Una morte accertata «alle 13.21 del 18 gennaio 2021, quando già alle 6.28 del mattino i tracciati cardiotocografici riscontravano tachicardia nel feto e decelerazioni variabili con criteri peggiorativi, ipossia e distress. Alle 8, i sintomi venivano confermati e i miei consulti affermano che l’indicazione era più che ragionevole per un parto con taglio cesareo».

Passa altro tempo, racconta Perniola, e «alle 10,20 i sanitari somministrano ossitocina, che stimola le contrazioni, per arrivare ad ogni modo a un parto naturale. Cosa impossibile in quelle condizioni. Ma ciò ha aggravato la situazione perché non ha fatto altro che aumentare lo stress sul feto. La condizione, infatti, è peggiorata, tanto da costringere i medici a praticare la rottura delle membrane. I nostri periti fanno notare che a quel punto l’aspirazione di meconio inevitabile: lo si sarebbe evinto già dai tracciati. Alle 11 si decide per il cesareo, che viene praticato poi alle 11.52. Si è deciso con estremo ritardo nel procedere alla estrazione del feto. Sono convinto che le cose non sarebbero andate così. Se già dai tracciati il nascituro mostrava segni di ipossia e di acidosi ingravescente, mi chiedo insieme ai nostri consulenti di parte, che possibilità c’erano di arrivare a un parto spontaneo a esito favorevole? Non smetteremo mai, io e la mia compagna, di lottare affinché venga fatta giustizia, non comprendendo perché il Tribunale abbia disposto addirittura l’archiviazione del caso, pur se, stando ai periti di parte, possano esserci stati errori nelle procedure sanitarie».

Perniola, poi, che trattiene la commozione nel rivivere quei momenti dolorosi per lui e la sua compagna, aggiunge solo che «la Provvidenza ha voluto colmare il grande vuoto che abbiamo avuto, le grandissimi sofferenze morali che non ci abbandonano tuttora, facendoci dono della nascita di una splendida bambina. Ovviamente, non a Matera. Ma ciò non ci farà mai desistere dal nostro intento. Cerchiamo solo verità e giustizia».

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