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Poste affollate, costretti in coda sotto il sole a Matera

 
Rossano Cervellera

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Rossano Cervellera

Poste affollate, costretti in coda sotto il sole a Matera

La resa traballante del servizio pubblico

Gli utenti disorientati: «Ma si può pagare anche online? Provateci e buona fortuna»

Martedì 05 Luglio 2022, 13:48

MATERA - In fila per fare la fila. Per entrare negli Uffici Postali e prendere il numerino bisogna attendere fuori. E poco importa se la colonnina di mercurio del termometro in questi giorni sfiora i 40 gradi. «Troppa gente dentro, paghiamo le pensioni» ci dicono e così decine di anziani sono costretti a contendersi l’ombra dei balconi o degli alberi sulle strade circostanti. Il Sud è sempre Sud. Italia, America, Asia o Africa fa poca differenza perché il tempo a queste latitudini è fermo. La transizione digitale è un concetto declinabile e interpretabile a piacimento, in senso fisico e metafisico, i cui costi finali sono scaricabili, all’occorrenza, interamente sugli utenti. E quindi tutti in fila. Anche chi ha la disavventura di aver smarrito una password. Poste Italiane ti invia il codice per poterla cambiare ma non funziona: credenziali errate. Niente cambio password e quindi nessuna possibilità di utilizzare il servizio di banca digitale. Bisogna andare in Ufficio postale. E la fila s’ingrossa. Ti suggeriscono anche di utilizzare l’assistente digitale, intelligente come un macaco che risponde a domande semplici e capisce perfettamente parole come «mamma» o «ciao».

Si può telefonare al servizio clienti. Prima di parlare con un operatore per spiegare il problema è necessario attendere almeno 3 minuti per consentire al risponditore automatico di leggerti tutti i messaggi caricati per tenerti in attesa. Poi finalmente sei un numero in coda. Se sei paziente riesci a parlare con qualcuno nel giro di 20 minuti. Operazione incompatibile per chiunque abbia un lavoro e non voglia passare una giornata intera al telefono per pagare un bollettino. C’è uno spiraglio: entrare nel conto con lo Spid rilasciato da Poste Italiane. Si arriva alla fine della fiera sfiniti ma quasi contenti per aver potuto pagare. Viene quasi voglia di cercare altri bollettini per sfruttare il momento ma è un’illusione. Oltre al codice inviato per sms l’App ti chiede di digitare un fantomatico codice conto. Cosa sia lo sanno solo in Poste Italiane, perché non ce n’è traccia in altre banche. Walter Chiari direbbe che è un sarchiapone americano ma se vuoi pagare on line devi avercelo. Se non ce l’hai devi procurartelo ma a questo punto manca il coraggio di farlo. Lo fanno per la sicurezza, ti ripeti. Ma di chi?

Per accedere al conto si ricevono messaggi dalle applicazioni legate allo Spid, dalle mail, dal numero di cellulare, impronta digitale, riconoscimento facciale, manca solo che ti vengano a fare l’analisi del sangue a domicilio. A cosa serve il sarchiapone? A fare la fila all’ufficio postale dove si pagano le pensioni. Tutta colpa degli anziani che non imparano ad usare il digital banking. La temperatura esterna del termometro segna 37 gradi, quella interna è molto più alta ma poi ci si ricorda che, in fondo, Benvenuti al Sud è un film ma mica poi tanto.

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