Diffusione del Covid: la Basilicata è in linea con il resto d'Italia. Non solo per quanto riguarda la sua diffusione, con la curva dei contagi in calo (l’ultimo bollettino della task force regionale riporta 714 positivi su 3.582 tamponi analizzati).
L'80 per cento dei casi, come accade in altre regioni, è provocato dalla sottovariante Omicron denominata Ba.2. Nessun caso, invece, di Xj e Xe, prodotti di una fusione di componenti genetiche di Omicron, riscontrati in Finlandia. Lo conferma il dott. Domenico Dell'Edera, direttore dell’Unità operativa dipartimentale Laboratorio di Genetica Medica dell’ospedale «Madonna delle Grazie» di Matera.
Perché parliamo di sottovarianti e non di nuovo ceppo del virus?
«Perché Omicron subisce mutazioni ma nessuna di loro attribuisce una dignità tale da prendere il nome di un'altra variante».
Dal suo osservatorio ritiene che in Basilicata non ci siano più casi di Delta e Alfa, vale a dire il Covid delle prime ondate?
«Sì, non ci sono più. In termini genetici si tratta di una selezione naturale: la variante ha acquisito un vantaggio riproduttivo ed evolutivo maggiore della Delta, che era la versione più virulenta del Covid».
Ma si può affermare che questa nuova sottovariante Ba.2 sia più blanda rispetto alle altre?
«Sì, diciamo che è meno dannosa, non produce i classici effetti polmonari che abbiamo riscontrato con Delta e Alfa. La diffusione di questa sottovariante è caratterizzata, al pari della precedente, da un'alta percentuale di forme asintomatiche o paucisintomatiche. L'altro fattore da tenere in considerazione è il tasso di ospedalizzazione che, nonostante l'aumento vertiginoso di contagiati, è calato sensibilmente».
Più contagi significa più capacità di infettare...
«Dieci volte di più rispetto al Covid originario».
Dobbiamo aspettarci che prima o poi Xj e Xe arrivino anche in Basilicata? E si tratta di varianti più aggressive?
«Non abbiamo i numeri per poter commentare. Generalmente le pandemie autoimplodono (come fu all’epoca per la cosiddetta «Spagnola»), nel senso che con il trascorrere del tempo il virus perde di virulenza ma non di infettività. In sostanza, potrebbe diventare un virus influenzale, ma per dire questo con certezza scientifica occorre aspettare».
Con varianti e sottovarianti cambia anche la sintomatologia?
«I sintomi riconosciuti dalle autorità sanitarie internazionali sono fiato corto, stanchezza o mancanza di forze, dolori generalizzati, mal di testa, mal di gola, naso chiuso, perdita di appetito, diarrea e sensazione di malessere generale. Sostanzialmente i sintomi di Covid sono molto simili a quelli di altre malattie, come il raffreddore o l'influenza».
Con l'arrivo dell'estate possiamo allentare un po' la morsa? In genere è stato così negli anni scorsi. Il sole e l'aumento dei gradi incidono sulla diffusione del virus?
«Non c'entrano nulla le alte temperature. Semplicemente in inverno si tende a frequentare luoghi chiusi e ci si può infettare maggiormente. D'estate trascorriamo più tempo all'aria aperta dove il potere infettivo del virus è ridotto. È solo questa la motivazione per cui, d’estate, sembra che il Covid sia meno presente».
È in corso la quarta vaccinazione per i fragili e gli anziani. Ci avviamo tutti al secondo booster?
«Non lo sappiamo ancora. Un fatto è certo: per i soggetti over 80, diabetici e cardiopatici ritengo che la vaccinazione sia assolutamente consigliata. Per il resto dobbiamo aspettare cosa succede, come evolve il virus. Ripeto, potremmo avviarci a una forma influenzale e come tutte le influenze prevedere un vaccino ad hoc. Si parla già di nuovi prodotti, staremo a vedere».