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Policoro, lotta al caporalato: 10 persone denunciate dai carabinieri

 
Redazione online

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Policoro, lotta al caporalato: 10 persone denunciate dai carabinieri

Gli indagati, tutti italiani di età compresa tra i 34 e i 55 anni, 9 uomini e 1 donna residenti nelle vicine province di Taranto e Brindisi, di cui 6 già noti alle forze dell’ordine, a vario titolo, reclutavano braccianti

Martedì 17 Novembre 2020, 10:53

17:06

MATERA - Accusate di intermediazione illecita di manodopera da sfruttare nei campi di Montalbano Jonico e Scanzano Jonico (Matera), dieci persone, residenti in Puglia, sono state denunciate dai Carabinieri nell’ambito di indagini contro il caporalato coordinate dalla Procura della Repubblica della Città dei Sassi. In particolare, le indagini riguardano un periodo compreso tra il 2014 e il 2016.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, le dieci persone indagate - nove uomini e una donna - reclutavano per i datori di lavoro braccianti agricoli per farli lavorare anche 10-12 ore al giorno, con una paga giornaliera di 27 euro (circa tre euro all’ora), mentre il resto rimaneva ai caporali. I braccianti «lavoravano - è sottolineato in un comunicato diffuso dall’Arma - senza soluzione di continuità e in assenza delle più basilari norme in materia di sicurezza ed igiene».

«Gli avvisi di garanzia di questa mattina a carico di dieci persone accusate di sfruttamento della manodopera in agricoltura in alcune aziende del Materano» sono "l'ennesima riprova della presenza dilagante della illegalità nella nostra regione». Lo scrivono, in una nota, i segretari regionali e provinciali di Cgil e Flai, secondo i quali «atti del genere rischiano di connotare l’economia della Basilicata mettendo a repentaglio la tenuta sociale della regione, a partire proprio dallo sfruttamento della manodopera non solo straniera, ma anche italiana, in agricoltura».
Per i rappresentanti sindacali, «è necessario che le istituzioni intervengano celermente per garantire il rispetto della legalità. Solo un’azione capillare e precoce sul territorio da parte delle istituzioni può davvero mettere un freno al fenomeno del caporalato. È evidente che non si può più aspettare. La Regione Basilicata - hanno aggiunto i dirigenti della Cgil - ha il dovere di mettere in campo tutte le azioni necessarie per mettere fine a questa piaga sociale che in questo particolare momento di crisi, oltre a danneggiare i diritti e la dignità dei lavoratori coinvolti, danneggia quelle aziende agricole che agiscono nel rispetto delle norme. Facciamo in proposito appello ai prefetti affinché - hanno continuato istituiscano presso l’Inps la rete del lavoro agricolo di qualità, come avvenuto già in diverse province italiane, al fine di selezionare imprese agricole e altri soggetti indicati dalla normativa vigente che, su presentazione di apposita istanza, si distinguono per il rispetto delle norme in materia di lavoro, legislazione sociale, imposte sui redditi e sul valore aggiunto».
Infine Cgil e Flai chiedono che «il collocamento dei lavoratori in agricoltura torni ad essere obbligatoriamente pubblico».

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