Dal Lecce orribile che ha perso in casa contro il Cagliari, in campionato, e che si è “consegnato” al Milan, in trasferta, in Coppa Italia, al Lecce che ha acciuffato in extremis il pareggio con il Bologna, al «Via del Mare», ed ha battuto il Parma al «Tardini» la grande differenza sta soprattutto nell’atteggiamento messo in mostra da tutti i calciatori che sono scesi in campo e nel nuovo assetto che Eusebio Di Francesco ha dato al centrocampo.
Prima della sfida con i felsinei, la mediana o non riusciva a proporre gioco in chiave offensiva, producendo poco o nulla, oppure non era in grado di garantire copertura nella fase di non possesso. In questo senso, la partita interna con il Cagliari è da considerare sintomatica. Nel primo tempo, con Alex Sala mezzala, i sardi hanno imperversato sulla fascia mancina del Lecce, facendo “ballare” Gallo. Nella ripresa, invece, con Kaba al posto dello spagnolo, il Lecce ha stentato ad imbastire azioni degne di nota nella metà campo avversaria.
Contro il Bologna, Di Francesco ha schierato due mediani davanti alla difesa, impiegando Ramadani e Berisha, e ha completato il reparto con Coulibaly, al quale è stata data facoltà di tentare gli inserimenti necessari per accompagnare il gioco della prima linea. Ebbene, il risultato è stato sorprendente perché, complice il giusto atteggiamento messo in mostra da ciascun calciatore, il Lecce si è dimostrato solido e ha creato diverse opportunità da rete, per di più al cospetto di un complesso di indubbia caratura come quello felsineo.
La storia si è ripetuta a Parma, dove il team salentino ha creato alcune palle gol nitide ed altre situazioni potenzialmente pericolose, subendo poco o nulla, tanto da costringere i ducali, sul finale del match, ad affidarsi solo ai cross in area per le “torri” Mateo Pellegrino e Milan Duric. Eppure due dei tre componenti della linea mediana, ovvero Ramadani e Coulibaly, hanno sempre giocato dall’inizio della stagione, mentre il terzo, Berisha, è stato utilizzato anche in altre circostanze, ma con compiti da mezzala.
La novità, quindi, è data dal fatto che, contro Bologna e Parma, i due albanesi hanno agito entrambi da mediani, pur con compiti differenti. Ramadani ha avuto soprattutto la mansione di fungere da “recupera palloni”, cosa che gli è sempre riuscita molto bene, mentre a Berisha è stato chiesto di garantire “copertura” alla retroguardia, oltre che di sfruttare le proprie qualità tecniche quando il Lecce è chiamato a rilanciare l’azione ed a proporsi nella metà campo rivale. A Coulibaly, invece, è stato dato mandato di mettersi al servizio della fase di non possesso, effettuando un lavoro sporco, ma gli è stata data anche l’opportunità di giostrare con maggiore libertà sopra la linea della palla, quando ad impostare è la propria squadra.
Questo non significa che la compagine salentina abbia risolto ogni problema o che la strada, d’ora in avanti, sarà meno impervia. Di nodi da sciogliere ce ne sono eccome, ma sarà possibile cercare di venirne a capo con quel pizzico di tranquillità che deriva dal fatto che ora i giallorossi sanno di potersela giocare.
Limitandosi al centrocampo, uno dei compiti di Di Francesco sarà quello di fare crescere Sala che, stando alle dichiarazioni dello stesso allenatore, deve migliorare nella fase di non possesso, dal punto di vista tattico, dopo essere arrivato a fine mercato. Ma il trainer pescarese dovrà anche cercare di fare raggiungere uno standard di rendimento costante a Mohamed Kaba che, sino ad oggi, è stato piuttosto alterno. Non è pensabile, infatti, che Ramadani, Berisha e Coulibaly tirino la carretta senza rifiatare sino alla conclusione del torneo.
Tra i centrocampisti figura anche Thorir Helgason, che per caratteristiche è un trequartista e sta stentando a trovare una sua dimensione nel sistema di gioco adottato da Di Francesco.
Un discorso a parte va fatto, invece, per Balthazar Pierret, che al momento è uscito del tutto di scena, ufficialmente perché non è in condizione.