Il Comitato promotore del referendum per il “no” al potenziamento dei filobus ha superato abbondantemente le 6000 firme e non è intenzionato a fermarsi. La raccolta, come previsto, continuerà fino a dopo le festività di Sant’Oronzo. La battaglia per l’abrogazione della delibera della giunta comunale per l’ampliamento della filovia a Lecce è ancora lunga.
Subito dopo i festeggiamenti del santo patrono i promotori depositeranno le firme, che saranno vagliate da un’apposita commissione tecnica. Tre esperti verificheranno la validità delle procedure e delle sigle: il segretario comunale, un magistrato del Tar e un avvocato scelto dall’Ordine degli avvocati. Dopo il procedimento di validazione, se non sorgeranno problemi, si procederà all’indicazione della data del referendum, che viene indetto dal sindaco.
A questo punto il Comitato si giocherà la partita sul raggiungimento del quorum, fissato al 35% degli aventi diritto al voto (al contrario dei referendum nazionali, dove è necessario il 50% più uno). Subito dopo, il Consiglio comunale prenderà atto della volontà popolare e ratificherà la scelta dei cittadini. È la prima volta che si cerca di utilizzare lo strumento referendario previsto dal regolamento comunale come esercizio di “democrazia dal basso”.
«La voglia dei leccesi di partecipare per dare il proprio parere nel progetto che riguarda direttamente il futuro della comunità, ha permesso che l’impegno del Comitato raggiungesse il suo scopo con largo anticipo rispetto alle più rosee previsioni - scrivono i promotori - Merito dei leccesi che, senza divisioni di credo politico, hanno voluto dimostrare quanto hanno a cuore la partecipazione e la democrazia diretta». «La gente non vuole il filobus, inclusi diversi elettori di centrodestra - afferma il consigliere Pd Antonio Rotundo - In questi giorni non è stato necessario andare a cercare le firme: In tanti mi hanno fermato chiedendomi il modulo per le firme».
Il Comitato ha continuato a mettere in luce le criticità del progetto, tra cui 500 parcheggi in meno e il “refuso” nel documento inviato al Ministero che richiama un progetto di Ferrara di 15 anni fa. Nel mirino anche l’indagine tra i cittadini utilizzata per supportare il progetto e chiedere i fondi: svolta in 3 giorni (tra il 5 e il 7 maggio) tra i possibili passeggeri, di cui 44 hanno risposto che migliorando frequenza e velocità sceglierebbero la filovia. Un numero esiguo di utenti (che erano a bordo del loro mezzi privati), secondo l’opposizione, su cui si sta basando un’importante trasformazione urbana.
«Gli “inconvenienti” che il Comitato ha riscontrato esaminando il progetto presentato dalla Giunta comunale non hanno fatto altro che ribadire la necessità di una discussione approfondita anche sulle alternative per avviare la città verso una mobilità moderna e sostenibile, con la possibilità che il disagio sopito anche tra gli esponenti di maggioranza affiori e consenta una discussione completa per non ripetere errori che in passato hanno già provocato danni alla città - sostengono i promotori - Il Comitato continuerà la raccolta delle firme e informerà i cittadini leccesi sul progetto e sugli sviluppi procedurali connessi con la richiesta del referendum».