UGENTO - Gli archeologi scavano intorno alla cinta muraria messapica e scoprono i resti della battaglia tra romani e cartaginesi. Centinaia di dardi in piombo e ferro testimoniano l’antico scontro.
Quanto emerso dal sottosuolo aiuterà a riscrivere la storia del territorio salentino in un momento cruciale quale fu la colonizzazione romana dopo il 209 avanti Cristo. In quell’anno gli abitanti dell’antica città messapica di Ozan si schierarono a favore delle truppe di Annibale e i soldati romani la punirono demolendone la cinta muraria.
La recente campagna di scavo è stata condotta dal 7 aprile al 6 giugno in località “Cupa”, in regime di concessione ministeriale dal Comune, in collaborazione con l’Archeological mapping laboratory dell’Istituto di scienze del patrimonio culturale (Ispc) del Consiglio nazionale delle ricerche.
Le indagini hanno consentito di documentare un ampio tratto angolare delle fortificazioni, lungo circa 100 metri, che si snoda tra via San Francesco e via Bolzano, caratterizzato dalla presenza di un bastione sporgente in corrispondenza dell’angolo, dove le strutture antiche si conservano per un’altezza massima di 1,80 metri. È stato messo in luce un ulteriore tratto murario lungo 70 metri, in prossimità dell’incrocio tra via Bolzano e via Giannuzzi, riconoscendo due fasi costruttive.
«La più antica (databile intorno alla metà del IV secolo avanti Cristo) - hanno spiegato gli archeologi - prevedeva due paramenti in grandi blocchi parallelepipedi di calcarenite messi in opera a secco (disposti alternativamente di testa e per lungo nei filari sovrapposti della cortina esterna e per lungo in quella interna) che racchiudono un “emplekton” (composizione di pietrame calcareo e terra), per uno spessore complessivo di circa 4,60 metri. Successivamente, forse alla fine del IV o nei primi decenni del III secolo avanti Cristo - hanno proseguito - a queste fortificazioni sono state aggiunte un’ulteriore cortina esterna, sempre in blocchi parallelepipedi di calcarenite, e un’altra cortina interna, costituita da blocchi disposti per lungo e grandi pietre calcaree, cosicché le mura raggiungono in questa fase uno spessore di circa sette metri.
Subito all’esterno del lungo tratto angolare delle mura – hanno evidenziato - è stato messo in luce uno strato databile ai decenni finali del III secolo avanti Cristo, che a oggi ha restituito oltre 450 ghiande (missili in piombo) e nove punte in ferro di dardi riferibili a macchine da lancio dell’esercito romano tipo scorpio. Le evidenze - hanno confermato - vanno probabilmente riferite all’attacco subito dalla città per opera dei romani nel corso della guerra annibalica (forse nel 209 avanti Cristo), quando gli ugentini si schierarono dalla parte del condottiero cartaginese. La sconfitta che ne seguì determinò la demolizione della cinta muraria che, a partire dal II-I secolo avanti Cristo - hanno concluso - venne progressivamente smantellata trasformandosi in una cava di materiali lapidei».
I dettagli sulle scoperte saranno illustrati questa sera alle 20 nella sala conferenza di Palazzo Rovito, in piazza Colosso, con gli interventi del sindaco Salvatore Chiga, dell’assessore alla cultura Chiara Congedi, del funzionario archeologo Serena Strafella e del dirigente di ricerca del Cnr-Ispc Giuseppe Scardozzi.