Nella sua prima vita era un avvocato, poi le relazioni personali lo hanno portato dal Piemonte fino al Salento. Alfredo Barone, il 69enne imprenditore per cui la Procura di Lecce ha chiesto l’arresto in carcere nell’ambito dell’indagine sull’assessore regionale Alessandro Delli Noci, in vent’anni è diventato una figura molto nota in Salento. E non solo perché nel suo ristorante Livingstone, un lussuoso fusion nippo-brasiliano, passa tutta la città che conta.
A Barone viene contestato di aver messo su una associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, turbativa d’asta e frode nei finanziamenti pubblici. Attraverso favori e l’intercessione verso altri colleghi imprenditori, avrebbe ottenuto l’«assistenza» da parte di Delli Noci per sbloccare le pratiche di suo interesse. Al Comune di Lecce ma anche nelle società della Regione che erogano contributi agli investimenti nel turismo. E in cambio Delli Noci avrebbe ottenuto sostegno elettorale, compresa l’organizzazione di cene.
Barone in passato è stato anche sindaco di Parabita. In passato era finito sotto processo insieme all'ex sindaco di Gallipoli, Flavio Fasano, per l'assegnazione dell'ex "Nautico" di Gallipoli. Per l'accusa si era accordato con Fasano per pilotare l'appalto da 7 milioni della Provincia. Condannato a un anno e due mesi in primo grado, nel 2015 venne assolto in Appello.
L’interesse principale di Barone - per quanto emerge dalla nuova inchiesta - è nel progetto delle Stimmatine, l’ex convento da trasformare in struttura ricettiva anche grazie ai soldi del Pia Turismo della Regione. Stesso discorso anche per un resort di lusso a Rivabella di Gallipoli.
In un caso, grazie ai buoni uffici dei suoi amici, Barone sarebbe anche riuscito a ottenere lo spostamento di una pista ciclabile che bloccava il progetto per realizzare un distributore di carburante. In un altro caso avrebbe consegnato mille euro al funzionario comunale di Lecce Lino Capone per sbloccare la pratica edilizia di ampliamento del ristorante. Altri 3mila euro sarebbero invece stati consegnati allo stesso funzionario per l’autorizzazione alla trasformazione in hotel di lusso dell’ex cinema Santa Lucia. In un altro caso la corruzione avrebbe riguardato l’ex assessore comunale al Bilancio, Attilio Monosi, che avrebbe ottenuto incarichi professionali da società riconducibili a Barone in cambio dello sblocco della concessione della Darsena di San Cataldo assegnata alla cooperativa intestata a un prestanome.