LECCE - Un tentato omicidio irrisolto da 11 anni, quello del leccese Massimo Caroppo, 46 anni all’epoca, ferito da colpi di pistola al volto e all’avambraccio in un agguato a San Ligorio e miracolosamente sopravvissuto, oggi non è più un mistero. Nelle dichiarazioni di due pentiti, confluite nelle indagini della Dda, anche i nomi dei due presunti responsabili, accusati di tentato omicidio in concorso. Si tratta di Marco Franchini e Fabio Marzano (per cui sono stati disposti i domiciliari).
La vittima evitò il peggio, riuscendo a mettere in fuga i sicari. Caroppo doveva morire poiché - secondo quanto riportato nell’ordinanza - aveva accumulato un debito da 70-80mila euro nei confronti di Marzano. Altri debiti di droga, i rapporti di Caroppo con i calabresi, carichi pagati e stupefacente sparito e un incrocio di minacce e ritorsioni senza fine, questo e molto di più nelle testimonianze raccolte e nella maggior parte dei casi supportate da riscontri.
Un altro collaboratore raccontò invece di come «Caroppo avesse inviato in carcere l’ordine di eseguire un’azione punitiva nei confronti di Marzano riempiendolo di botte». E poi l’idea di bruciare il cadavere dopo l’assassinio, con il ritrovamento di liquido infiammabile sul luogo dell’attentato. Di contro l’incendio appiccato da due individui a volto coperto nel negozio di detersivi della figlia di Marzano.