«Ci complimentiamo con l’assessore Scorrano che si è “ricongiunto” con la moglie». Ironizza, il consigliere comunale di opposizione ed ex assessore al Personale, Christian Gnoni, dopo il trasferimento della moglie dell’assessore all’Urbanistica, Gianpaolo Scorrano, da un comune limitrofo al capoluogo nella pianta organica di Palazzo Carafa. Il caso viene sollevato dopo la pubblicazione della determina numero 140 di mercoledì scorso con cui è stato definito l’iter di mobilità volontaria che precede lo scorrimento della graduatoria del concorso bandito dall’amministrazione Salvemini nel 2023. Undici i trasferimenti sulla base di accordi di mobilità con i vari comuni salentini.
«È stato il cavallo di Troia per il trasferimento nel Comune di Lecce di parenti diretti: due mogli che ci auguriamo non siano destinate a settori di pertinenza dei loro congiunti - sottolinea Gnoni - Come suol dirsi la maggioranza ha preso due piccioni con una fava. L’iter, legittimo sul piano formale, lascia l’amaro in bocca visto che si tratta di un concorso espletato con l’auspicio di dare un’opportunità di lavoro a giovani competenti e volenterosi e invece questa amministrazione ha posto paletti sullo scorrimento della graduatoria sbloccata solo per il pressing dell’opposizione, ma senza possibilità di assunzione a Palazzo Carafa. Eppure sulla mobilità volontaria questa amministrazione non ha avuto esitazioni e Io Sud ha fatto bingo con due suoi esponenti che hanno visto entrare nell’organico del Comune i parenti».
Lo scorrimento della graduatoria degli idonei del concorso 2023 è già stato oggetto di scontro tra maggioranza e opposizione perché il Comune non aveva dato il via libera all’utilizzo della graduatoria dalla quale furono assunte 35 persone. Dopo il pressing della minoranza, fu data la possibilità di utilizzo della graduatoria per l’assunzione di personale da parte di altre amministrazioni che ne facessero richiesta, mentre per Lecce fu deciso che per le assunzioni previste nella pianta organica si sarebbe proceduto con la mobilità.
«Quando constatai i freni posti dall’amministrazione sullo scorrimento delle graduatorie affermai subito che volevo evitare di fare cattivi pensieri, ma che avrei tenuto il faro acceso sulla mobilità per capire la ragione secondo la quale non potevano essere assunti gli idonei di un concorso bandito dallo stesso Comune. Ora i contorni della vicenda sono più nitidi e pur ribadendo la legittimità dell’iter vorrei dire a questa amministrazione che chi governa la cosa pubblica non può sorvolare sulla questione dell’opportunità politica», chiosa Christian Gnoni.