LECCE - Una donna al vertice di UniSalento. Questo l’obiettivo di Maria Antonietta Aiello, prorettrice vicaria del rettore uscente Fabio Pollice e prima donna che decide di correre per la carica di numero uno dell’Ateneo. È la prima volta che per la carica di rettore dell’Università, che quest’anno celebra i 70 anni di storia, i candidati si scontrano su idee, visioni, competenze con il «quid» della differenza di genere. Il suo, per ora, unico sfidante è il professor Luigi Melica, direttore del dipartimento di Scienze giuridiche.
Professoressa Aiello, quale valore aggiunto porterà a UniSalento in caso di vittoria?
«Oggi la gente conosce il prezzo di tutto e il valore di nulla direbbe Oscar Wilde. Ecco, più che parlare del mio valore aggiunto mi soffermerei sul valore e basta. Il valore delle parole che scambio con un collega al bar la mattina prima di entrare in aula, il valore dei miei ricercatori ogni volta che entusiasti mi parlano di questo o quel progetto, il valore delle idee e dell’amore che ci mettono gli studenti quando chiedono maggiore attenzione, il valore dei nostri bibliotecari, tecnici, amministrativi, che ogni giorno si adoperano per garantire il funzionamento dei servizi, ambienti di studio di ricerca e di lavoro sicuri e funzionali, un supporto fondamentale alle tante e diverse attività dell’Ateneo. Il valore delle persone che danno un’anima alla nostra università. Per quanto mi riguarda prometto che m’impegnerò affinché il mio valore resti sempre quello di preservare e valorizzare questo immenso patrimonio».
C’è bisogno di una donna al vertice?
«C’è bisogno di donne ai vertici. Siamo troppo poche in Italia a ricoprire ruoli di vertice: appena il 17 per cento. Parliamo di pochissime donne che hanno la possibilità di ricoprire il ruolo di sindaca, rettrice, manager. Più volte i dati ci hanno ricordato che la disparità di genere non consente all’economia di crescere. Pensate, con una società paritaria, nel mondo, l’aumento del Pil sarebbe di 28mila miliardi di dollari. Non sono dati freddi, ma la storia di singole vite intrappolate in un paradosso radicato nella nostra cultura. Ancora di più nell’ambiente universitario dove le donne rappresentano circa la metà dei laureati e dei dottorati, ma abbandonano progressivamente la carriera accademica. Per non parlare delle aree scientifiche, le cosiddette Stem. Sono davvero tante purtroppo le barriere che incontrano le donne: dal divario salariale alla mancanza di programmi di mentorship dedicati che le supportino sia sul piano personale che nel raggiungimento e nel mantenimento di obiettivi ambiziosi, agli importanti oneri lavorativi del ricercatore che mal si coniugano con le responsabilità familiari, soprattutto dopo la maternità. Una storia di debolezza in un’Italia che ancora sta cercando se stessa mentre alterna salti avanti e corse indietro».
Sarebbe la prima volta che questa carica andrebbe a una donna, sente una maggiore responsabilità?
«La prima rettrice a UniSalento e la prima rettrice in Puglia. E che responsabilità! Sarebbe una bellissima sfida, ma soprattutto un’occasione imperdibile per tracciare un percorso che consenta alle donne di sentirsi finalmente ascoltate, supportate, valorizzate, comprese. Un percorso che non parte da zero perché con il rettore Pollice il cuore ce l’abbiamo messo tutto, anche in questi cinque anni. Abbiamo costruito un gruppo di supporto al lavoro della delegata alle politiche di genere includendo docenti referenti per ogni dipartimento dell’Ateneo; siglato il protocollo “No Women No Panel” con la Rai; Unisalento è stata partner del progetto Horizon2020 “Caliper Linking Research and Innovation for GenderEquality” con nove partner europei, un’occasione importante di scambio e di diffusione di pratiche e di supporto finanziario. Abbiamo redatto e approvato per la prima volta il Gep, Gender Equality Plan, 2022-2025, il piano strategico per l’eguaglianza di genere, acquisito integralmente dal Piano di Sostenibilità d’ateneo nel 2023 prevedendo, ogni due anni, la redazione del Bilancio di Genere. Abbiamo organizzato il primo corso contro la violenza di genere; dato vita a “Protagoniste - Il Novembre di Unisalento contro la violenza”, un programma aperto all’interno e all’esterno dell’università per analizzare la violenza di genere in tutte le sue sfaccettature e, al contempo, dare spazio e visibilità alla forza e all’intelligenza delle nostre donne, protagoniste nella vita privata e pubblica. Abbiamo istituito il Presidio Medico Unisalento e, nel 2024, aggiornato il Regolamento per la ripartizione della dotazione ordinaria e dei fondi destinati alla ricerca dipartimentale prevedendo un contributo per favorire le attività di ricerca delle ricercatrici che rientrano dalla maternità dopo il periodo di astensione obbligatorio. Piccoli passi indispensabili per una Università che la parità vuole praticarla per davvero e non soltanto annoverarla nella lista dei desiderata o delle buone prassi. Ecco perché bisognerebbe incidere ancora, e ancora. Per esempio aprendo uno sportello antiviolenza o, come sollecitano gli studenti, implementando l’attivazione del protocollo “Carriera Alias”, per cui è già stata definita una proposta».
Se dovesse essere la rettrice quali saranno le priorità della sua agenda?
«Abbiamo bisogno di un’università che abbia il coraggio di guardare negli occhi chi la abita, che sia capace di prendersi cura dei sogni delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi e, contemporaneamente, accolga le esigenze dei suoi docenti e di chiunque altro vi lavori, perché il loro benessere e la loro felicità sono la priorità, e perché stare bene e stare bene insieme è l’ingrediente segreto di ogni ricetta di successo. Serve l’esperienza, il metodo, un quadro di regole chiare e la disponibilità di risorse. Per questo dobbiamo sicuramente consolidare e continuare a migliorare le nostre abilità di attingere ai finanziamenti statali. Abbiamo già dimostrato in questo ambito la capacità di ottenere importanti risultati: nel miglioramento della qualità della ricerca, è di lunedì la notizia che 60 nostri ricercatori sono stati inclusi nella prestigiosa classifica globale World’s Top 2% Scientists 2024, rispetto ai 15 del 2019; nell’acquisizione di finanziamenti per progetti scientifici, infrastrutture di ricerca, riqualificazione e sviluppo edilizio, al momento abbiamo circa 120 milioni di euro di lavori».
Quali sono le debolezze di UniSalento e come intende affrontarle?
«Dobbiamo creare nuove condizioni per la partecipazione e il successo nei progetti competitivi internazionali e aumentare la quota di finanziamenti non pubblici attraverso una collaborazione ancora più incisiva con il mondo imprenditoriale. Dobbiamo rafforzare le reti nazionali ed internazionali, consolidare il rapporto con gli altri enti di ricerca, attivare un dialogo sistematico con il territorio, includere nell’offerta formativa programmi di lifelong learning per adeguare l’apprendimento ai nuovi bisogni sociali o lavorativi, in campo professionale o personale. Dobbiamo rendere le procedure e i servizi più efficienti ed efficaci anche mediante il ricorso agli strumenti resi disponibili dall’innovazione tecnologica, ad esempio IA-intelligenza artificiale, per un’Università più smart e per migliorare la qualità della vita e del lavoro degli studenti, dei docenti e del personale. Dobbiamo garantire agli studenti la possibilità di una formazione che non sia solo un trasferimento di competenze qualificate e specializzate, ma anche di capacità critica, riflessione e apertura, affinché possano guidare e non subire le rapide trasformazioni della società».
In caso di vittoria, il suo vice sarà un uomo o una donna? Ha già individuato chi l’affiancherà? E la squadra? Con quali criteri selezionerà la governance?
«È evidente che non solo è prematuro, ma sarebbe decisamente inopportuno pensare di fare un nome piuttosto che un altro. Adesso ciò che serve, almeno dal mio punto di vista, è sedersi e ascoltare. Per questa ragione il mio programma si nutrirà del contributo di tutti. Voglio che sia un percorso partecipativo, che non sia la mia sfida, ma la scommessa di tutti coloro che, insieme a me, vorranno crederci. La squadra a quel punto verrà da sé e sono sicura che tutti si sentiranno rappresentati».
La prima decisione da rettrice?
«Più che una decisione la promessa che tutte le decisioni saranno frutto di un percorso collettivo. Per questo d’impulso mi verrebbe da dire “teniamoci”. Ecco, se dovessi immaginare il mio mandato da rettrice la prima cosa che farei è dire ai miei ragazzi e ai miei colleghi che non troveranno mai porte chiuse, di venirmi a cercare nelle aule, nei corridoi, sui cantieri, per loro ci sarà sempre uno sguardo, una parola, un caffè. Perché prima di tutto io sono e resterò sempre una studentessa, una docente, una ricercatrice, una donna, una persona che non vede l’ora di mettersi a disposizione della sua comunità».