NARDÒ - L’Età del Bronzo vista da Portoselvaggio, il polmone verde neretino scandagliato da studenti e studiosi italiani e internazionali. Si è chiusa nei giorni scorsi la campagna di scavi archeologici a Torre dell’Alto, nel parco naturale di Portoselvaggio e Palude del Capitano. I reperti recuperati sono costituiti da numerosi frammenti di vasellame locale, databile a circa 3500 anni fa, ma anche oggetti legati alla pesca e alcuni frammenti di ceramiche di tipo egeo che evidenziano i rapporti tra Grecia e comunità dell’Italia Meridionale durante l’età del Bronzo. Le ricerche si sono svolte su concessione del Ministero della Cultura attraverso la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Brindisi e Lecce e in sinergia con Comune e Museo della Preistoria di Nardò.
A dirigere le attività è il professor Francesco Iacono del Dipartimento di Storia Culture e Civiltà dell’Università di Bologna, con la partecipazione di docenti e allievi di università italiane e internazionali. Le ricerche, concentratesi in due aree del grande muraglione che durante l’età del Bronzo cingeva verso terra l’insediamento, stanno rivelando stratificazioni archeologiche coeve al monumento che consentono di comprendere la tecnica costruttiva adottata per innalzare la struttura. Finanziate dal Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna e dal progetto Prin 2022 “Mediterranean Coastal Lifestyles and Mobility”, le indagini si inseriscono in un programma finalizzato a ricostruire gli stili di vita delle comunità costiere del bacino Mediterraneo nel corso dell’età del Bronzo.
Lo studio dei resti paleobotanici è stato invece avviato in collaborazione con la professoressa Milena Primavera del Laboratorio di archeobotanica e paleoecologia dell’Università del Salento. Rimanendo nel territorio, la collaborazione avviata con il Museo della Preistoria di Nardò punta a coniugare gli obiettivi di ricerca con il valore sociale dell’eredità culturale, definendo strategie condivise anche per la gestione delle aree indagate. I risultati ottenuti contribuiscono così ad arricchire le conoscenze sul progetto di studio dei paesaggi stratificati del Distretto della Preistoria di Nardò, sviluppato dal Museo per conto del Comune. Un Distretto che conferma così la sua vocazione di grande museo diffuso, ma anche di esempio sperimentale di strategie innovative di organizzazione del patrimonio che mettono al centro il benessere della comunità.