Sabato 06 Settembre 2025 | 06:47

Gagliano, apre nell’ex ospedale una stanza della cultura nel nome di don Tonino Bello

 
Maddalena Mongiò

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Maddalena Mongiò

Gagliano, apre nell’ex ospedale una stanza della cultura nel nome di don Tonino Bello

È stata inaugurata venerdì scorso nel Pta di Gagliano del Capo la stanza della cultura, della riflessione e del conforto, allocata lì dove «il pastore della pace» aveva scelto di ricevere le cure dal 30 agosto al 16 settembre 1991

Domenica 09 Giugno 2024, 11:42

GAGLIANO DEL CAPO - Nel segno di don Tonino Bello, una biblioteca per confortare i pazienti e i loro familiari. È stata inaugurata venerdì scorso nel Pta di Gagliano del Capo la stanza della cultura, della riflessione e del conforto, allocata lì dove «il pastore della pace» aveva scelto di ricevere le cure dal 30 agosto al 16 settembre 1991.

Lottava contro un male grave, uno di quelli che spesso spingono ai noti viaggi della speranza chi abita nel Salento e nel Sud Italia, ma lui scelse di curarsi in quello che all’epoca era l’Ospedale di Gagliano, dove fu sottoposto a intervento chirurgico per una resezione gastrica.

Chi lo ha conosciuto e gli è stato vicino in quei giorni di sofferenza sostiene che anche questa scelta è segno di una grande fede, ma anche del bisogno di don Tonino di essere riaccolto nel ventre della sua terra dove aveva profetizzato la sfida educativa della «Convivialità delle differenze».

Così, in quella che fu la stanza del suo ricovero, per iniziativa di Asl Lecce con la collaborazione e il sostegno della «Fondazione Don Tonino Bello» di Alessano, e grazie alle donazioni degli operatori del distretto socio sanitario di Gagliano del Capo, ora c’è una biblioteca dove pazienti, familiari e operatori potranno trovare un luogo aperto alla cultura per cercare motivo di riflessione e conforto attraverso i libri.

Don Tonino scelse un ospedale nel sud del sud per trovare cura e assistenza: ora in quella stanza dove ha pregato e sofferto per la malattia, dove ha elaborato pensieri profondi intrisi della sua profonda umanità, c’è un “rifugio” per chi soffre.

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