LECCE - Nove tonnellate di angurie greche spacciate per italiane sequestrate a Nardò, ma il Riesame di Lecce annulla il provvedimento di convalida e ordina la loro restituzione al proprietario.
Peccato che a distanza di tempo ormai la frutta sia tutta da buttare perché marcia: così l'indagato, rappresentante legale di un'azienda attiva nel commercio all'ingrosso di frutta e ortaggi freschi, dovrà pure sostenere i costi per lo smaltimento.
«Nel decreto di convalida non si specificano in alcun modo le ragioni giustificative del sequestro. In conclusione, la riscontrata carenza motivazionale è sufficiente a determinare l’annullamento del provvedimento impugnato». Con queste motivazioni, il Tribunale del Riesame di Lecce ha annullato il provvedimento di convalida del sequestro emesso nei confronti dell’imprenditore di Nardò indagato per una presunta frode alimentare da parte di un’azienda che commercializzava angurie, carciofi e olio con false indicazioni di provenienza.
Nel corso dell’operazione messa a segno dai militari della Guardia di Finanza di Gallipoli insieme agli ispettori dell’Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari), alla fine di aprile, vennero sequestrati 9 tonnellate di angurie etichettate ingannevolmente come italiane, 2 tonnellate di carciofi e 1500 litri di olio d’oliva, tutti privi di etichettatura adeguata.
Le attività ispettive consentirono di rilevare come la ditta sottoposta a controllo avrebbe mascherato la tracciabilità di un grosso quantitativo di angurie provenienti dall’estero e in particolare dalla Grecia, di cui non ne risultava certa la reale zona di produzione in quanto non tracciata in modo cartolare, per essere rivendute sul territorio nazionale come di origine e coltivazione italiana. Il rappresentante legale della società venne deferito alla Procura di Lecce con l’accusa di frode in commercio e vendita di prodotti con segni mendaci, ma oggi il Riesame ha accolto in pieno le censure di merito sollevate dal legale.