In quasi 20 anni i laureati UniSalento hanno cambiato «pelle»: le donne mantengono il primato di completamento del corso di studi, al netto di Ingegneria dove predominano i maschi, anche se negli ultimi anni la percentuale è calata e al tempo stesso è diminuita l’età media per raggiungere la laurea. Il quadro d’insieme lo restituisce la banca dati di Almalaurea dal 2005 al 2022 per quanto riguarda età media alla laurea, differenza di genere tra i laureati, cittadinanza, residenza, titolo di studio dei genitori, voto di diploma, indirizzo scolastico di provenienza, riuscita negli studi universitari, condizioni di studio, lavoro durante il periodo di studi, giudizio sull’esperienza universitaria.
Un dato inconfutabile, dunque, riguarda la percentuale di laureate: si parte dal 2005 con un rapporto che vede le laureate attestate al 71,8 per cento e i laureati al 28,2. Una situazione che rimane sostanzialmente stabile, rispetto alla forbice tra laureate e laureati anche se dal 2016 gli uomini hanno rosicchiato qualche punto percentuale senza, però, raggiungere la percentuale di donne laureate. Nel 2016, infatti, le laureate di UniSalento rappresentano il 67,3 per cento del totale degli studi che ha portato a compimento gli studi, mentre gli uomini sono il 32,7 per cento. Nel 2022 (ultimo anno al momento disponibile) le laureate rimangono più numerose, ma hanno ceduto qualche punto percentuale agli uomini: 64,3 per cento, contro il 35,7 per cento. Nella filigrana del dato anche la circostanza che, in particolare al Sud, le donne soffrono un più alto tasso di disoccupazione che le spinge a qualificare il curriculum con il corso di studi superiore.
La stessa situazione si riflette a livello regionale. L’Ufficio statistico regionale, rilevando i dati del ministero Università e Ricerca, giunge alla conclusione che, per quanto riguarda la Puglia: «La percentuale di laureate è superiore al 50% per tutti i gruppi disciplinari all’interno delle aree sociale e umanistica, con punte del 95,8% per il gruppo Educazione e formazione, dell’83,4% per il gruppo Linguistico (entrambi nell’area umanistica) e dell’83,1% per quello Psicologico (quest’ultimo nell’area sociale). Nell’area disciplinare sanitaria, invece, si registra una netta prevalenza di laureate nel gruppo medico-sanitario e farmaceutico (72,3%), mentre prevalgono i laureati nel gruppo Scienze motorie e sportive (dove le laureate sono solo il 33,7%). Diversamente, nell’area scientifica la percentuale di laureate cala fino al 39,2%. Particolarmente esigua la rappresentanza di laureate nei gruppi Informatico e tecnologie ICT (17,6%) e Ingegneria industriale e dell’informazione (27,3%). Gli unici due gruppi di questa area in cui le laureate superano i corrispettivi colleghi laureati sono Scientifico (57,1%) e Agrario-forestale e veterinario (53,3%). L’analisi, effettuata sugli ultimi cinque anni per cui il dato è disponibile, non mostra particolari tendenze, mantenendosi abbastanza costante la percentuale delle laureate sul totale in ciascuno dei gruppi disciplinari analizzati».
Altro elemento interessante riguarda la diminuzione della percentuale di laureati che ottengono la pergamena a 27 o più: nel 2005 erano il 38,2 per cento, nel 2022 il 23,9 per cento. L’anno di snodo è sempre il 2016 quando a 27 o più la percentuale comincia a diminuire e scende sotto il 30 per cento (29,4%). Contestualmente cresce la platea degli studenti che si laureano prima. A meno di 23 anni, nel 2005, ottiene l’alloro l’11,3 per cento del totale dei laureati, ma nel 2022 sono il 28,1 per cento. Tutto da analizzare, questo fenomeno, visto che non regge la considerazione che possa essere effetto delle lauree triennali introdotte molti anni prima (2000-2001). Una spiegazione potrebbe essere individuata nel fatto che da anni sono stati irrobustiti i corsi di laurea evitando il frazionamento degli esami che generava poi l’uscita fuoricorso degli studenti e successivamente l’abbandono degli studi.