LECCE - È giallo sulla morte della studentessa Erasmus di nazionalità francese il cui corpo è stato rinvenuto, domenica sera, in un appartamento di via Pappacoda a Lecce. Un suicidio, stando alle prime battute dell’indagine.
Pochi i dubbi al riguardo, più complesso invece, e soprattutto delicato, ricostruire gli ultimi giorni della ragazza, 21 anni, e le possibili ragioni che l’avrebbero portata a cingersi un laccio delle scarpe intorno al collo e lasciarsi andare da un’anta dell’armadio.
Si indaga infatti su una presunta violenza sessuale di cui la studentessa avrebbe raccontato, rivolgendosi nei giorni scorsi, il 18 o 19 ottobre, a personale medico. Tracce di una visita sarebbero contenute in un certificato cartaceo, i cui contenuti e la cui portata in termini di referto restano blindati.
Il caso della giovane era già al vaglio delle autorità, sarebbe stata infatti contattata per sporgere denuncia ma di denunce non c’è traccia. Che la violenza ci sia stata o meno, di che portata, e che possa essere collegata a quanto accaduto due giorni fa è presto per dirlo, l’attività investigativa della polizia procede con la cura del caso, senza tralasciare nemmeno il più piccolo dettaglio, e mira a fare chiarezza su ogni aspetto del giallo.
Come si è arrivati al rinvenimento del corpo?
Sono stati gli amici a lanciare l’allarme e chiedere l’intervento di vigili del fuoco e polizia, non avendo notizie della 21enne da 18 ore. Avevano provato a chiamarla, a buttare giù la porta di casa ma niente.
Domenica sera alle 20 o giù di lì, in via Pappacoda sono arrivati tutti, anche il 118.
La ragazza non respirava più, sul letto un diario, un quaderno a quadretti, un evidenziatore rosa e una penna nera. La stessa con cui la studentessa, prima del gesto estremo, aveva scritto su quei fogli il suo addio nella sua lingua, il francese: «Penso che è arrivato il momento di fermarmi qui, non ne posso più, mi dispiace mamma e papà. Mi manca il mio Pierre che amo, mi dispiace per tutte le persone che ho incontrato. Mi dispiace per Julie....[altri nomi, ndr] e soprattutto Leo. In breve, mi dispiace per tutti. Vi amo tutti , non è colpa di nessuno, non ce l’ho con nessuno perché mi avete tanto amata,ma non ci riesco più, non riesco ad accettare ciò che mi è successo, è troppo difficile per me rimanere sola. Vi amo, soprattutto tu Pierre ti amo. Sono triste».
Cosa le era successo? La violenza di cui si sospetta c’è stata? Cosa ha agitato la giovane a tal punto da scavarle dentro e portarla a farla finita in quel modo senza invece chiedere aiuto?
Sul documento cartaceo che sarebbe stato rinvenuto sul comodino di quella stanza da letto è silenzio assoluto. Com’è opportuno.
La salma è stata condotta all’obitorio dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Si ascoltano amici, compagni di studio, coinquilini. Anche i familiari della 21enne vogliono verità, come tutti coloro che le volevano bene.
Ieri pomeriggio, in una nota, il rettore dell’università del Salento, Fabio Pollice, ha espresso il cordoglio dell’ateneo. «È con profondo dolore che la comunità accademica si stringe attorno alla famiglia, alle amiche e agli amici, ai compagni e alle compagne di corso della studentessa scomparsa tragicamente nelle scorse ore - ha scritto - per questa ragione le manifestazioni pubbliche dell’Ateneo in programma nei prossimi giorni, a eccezione degli “open day” informativi per gli studenti delle scuole superiori, sono sospese e rinviate a data da destinarsi».
IL CORDOGLIO DEL SINDACO SALVEMINI
«A nome di tutta la comunità leccese mi stringo forte alla famiglia della studentessa francese esprimendo ai genitori, ai parenti e agli amici sentimenti di vicinanza e solidarietà, che estendo anche all'intera comunità accademica dell'Università del Salento, che ha fatto dell'accoglienza una sua caratteristica distintiva. In questi anni, al Comune, ho avuto modo di incontrare e salutare molte volte gli studenti e le studentesse arrivati a Lecce a Unisalento per il loro Erasmus. Da padre sono rimasto profondamente colpito e addolorato da quanto accaduto. In questo tempo presente, le nostre ragazze e i nostri ragazzi, soprattutto negli anni dell'adolescenza e della giovinezza, hanno fragilità e bisogni che dobbiamo saper ascoltare, sostenere, accompagnare per evitare che si sentano soli e sopraffatti di fronte ad alcune situazioni limite. Un impegno che deve vederci coinvolti tutti, ognuno nel proprio ruolo e secondo le proprie possibilità».