LECCE - Invocata la condanna a 7 anni di reclusione per il presunto boss, accusato di estorsione ai danni di una ditta di costruzioni nell’area di Ugento. La richiesta, nei confronti di Lucio Stefano Cera, 52enne di Taurisano, è stata avanzata al termine della requisitoria dal pubblico ministero Giovanna Cannarile, nella giornata di ieri, nel corso del processo con il rito abbreviato (consente lo sconto di pena di un terzo), dinanzi al gup Marcello Rizzo. La sentenza è prevista nelle prossime ore.
L’imputato risponde del reato di estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.
In precedenza, il gup Angelo Zizzari aveva invece rigettato la richiesta di patteggiamento a 5 anni, avanzata dalla difesa, per estorsione, ma con l’esclusione del metodo mafioso e della recidiva. Dopo il diniego del giudice, la difesa, rappresentata dagli avvocati Giuseppe Presicce e Davis Alemanno, aveva chiesto il giudizio abbreviato che si è celebrato nella giornata di ieri.
Invece, il gup Zizzari aveva accolto l’istanza di patteggiamento a 10 mesi di reclusione per Andrea Cera, 42enne, di Taurisano, cugino di Lucio. Entrambi rispondevano di resistenza a pubblico ufficiale. Lucio Cera anche di detenzione di sostanze stupefacenti. Le indagini sono state condotte dagli agenti della Squadra mobile di Lecce e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia. In particolare, Lucio Cera avrebbe proposto la protezione ad un cantiere e promesso la restituzione, in cambio di soldi, di un mezzo rubato che è stato poi ritrovato.
I presunti responsabili sono stati identificati e arrestati in flagranza di reato, nel novembre del 2022. Nel corso dell’udienza di convalida, dinanzi al gip Giulia Proto, i due hanno fornito la loro versione dei fatti. Lucio Cera, con varie condanne anche per mafia alle spalle, si trova attualmente in carcere, mentre il cugino Andrea ha già ottenuto la revoca dei domiciliari.