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Nuova Area marina protetta fra Otranto e Leuca. I sindaci: «Dobbiamo correre»

 
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Nuova Area marina protetta  fra Otranto e Leuca.  I sindaci: «Dobbiamo correre»

Ieri l'incontro al Ciheam di Tricase porto. La sua istituzione è stata chiesta da 13 anni ma la decisione spetta a Roma. Chieste decisioni chiare, entro dicembre

Domenica 01 Ottobre 2023, 13:06

«Dobbiamo correre» è l'appello dei sindaci presenti nella sala della sede (semplice e stupenda, proprio sulla linea di costa) del Ciheam di Tricase Porto. «Non possiamo più tergiversare dopo tante riflessioni», è l’invocazione di Francesco Bruni, sindaco di Otranto da maggio, Antonio De Donno, sindaco di Tricase, Osvaldo Stendardo (Alessano), Salvatore Musarò (Andrano) e Gianfranco Melcarne (Gagliano), Capraro, vicesindaco di Castro e Maria Antonietta Martella, assessora di Tiggiano. Per tutti è indispensabile l’integrazione con il Parco naturale che comprende gli stessi Comuni. Correre sì, ma non è facile, è l’avvertimento di De Donno, ospite dell’importante incontro, forse quello decisivo per favorire l’istituzione dell’Area marina protetta della costa tra Otranto e Santa Maria di Leuca. Ma è da 13 anni che l'abbiamo chiesta, chiosa Bruni con delusione. La concorrenza è forte. Il posto della trentesima Area marina protetta sembra prenotata dalla Sardegna, per il 31° posto bisogna vedersela con altri nove concorrenti.

È un vero e proprio vertice programmatico e istituzionale quello che si è tenuto a Tricase Porta, aperto dal direttore del CIHEAM (Centro internazionale di alti studi agronomici del Mediterraneo), Maurizio Raeli, studi giuridici, dottorati in scienze naturali e agricoltura biologica. Raeli è originario di Tricase, è naturale una sua inclinazione sentimentale. Sono presenti Taira Di Nora (Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), Vito Bruno (Arpa), Caterina Di Bitonto, dirigente del servizio Parchi della Regione e Antonio Catino, per la Capitaneria di porto. I protagonisti sono i ricercatori e gli scienziati impegnati in programmi di ricerca decisivi per capire lo stato di salute di questa parte del Mare Mediterraneo, proprio nella sottozona all'incontro tra le acque provenienti dall'Alto, medio e basso Adriatico e le acque dello Ionio, cioè il Mediterraneo centrale sotto osservazione speciale da parte dell'Unione europea perchè è una delle zone decisive per capire cosa succede alla temperatura delle acque più esposte ai raggi solari e delle acque dei fondali più profondi.

Qual è lo stato del procedimento amministrativo e normativo al ministero dell'Ambiente? La decisione spetta a Roma. Lo illustra, in modo chiaro e senza infingimenti, Rosalinda Brucculeri, la dirigente del servizio FEAMP, il programma operativo del Fondo europeo per gli affari marittimi: «È finita la fase dell'arricciamento (avvolgersi e chiudersi come il riccio,ndr) e del prendere tempo», scandisce. Un mese fa, alla conferenza tra ministero e sindaci, si è manifestato il bisogno di procedere in mondo più rapido. «Sono contenta, in questo incontro ben preparato (ha coordinato in modo egregio Massimo Zuccaro, del CIHEAM, ndr) ho registrato volontà più decise; sia chiaro, le fasi da rispettare sono ancora diverse, sarebbe però molto importante che le amministrazioni comunali si pronunciassero con decisioni chiare, sì o no, verbalizzate magari in vere e proprie delibere. Diciamo entro dicembre, così con l’anno nuovo potremmo completare il percorso del procedimento con i due decreti fondamentali, quello istitutivo dell'Area protetta e quello disciplinare».

Tutto chiaro? È da vedere. La tappa di ieri è molto importante, sia dal punto di vista scientifico sia politico-istituzionale. Peccato, l'assenza di esponenti politici della Regione Puglia si è fatta sentire. Eppure, quella di ieri è stata la prima risposta significativa, da parte di attori italiani, alle perplessità, chiamiamole così, della Commissione Ue in merito alle cattive abitudini delle nostre autorità amministrative e politiche in materia di salvaguardia della salute del mare e di tutela della sua biodiversità e degli ecosistemi comprendenti anche quelli sociali ed economici. Nel 2020, poi, è da ricordare che la Corte dei Conti europea ci ha bacchettati. Mentre lungo le coste dell'Atlantico, Spagna, Portogallo e Francia sono riusciti a raggiungere gli obiettivi della Direttiva quadro per l'ambiente marino, in particolare la tutela delle specie ittiche e gli habitat marini, pur in un contesto di un generale “stato di conservazione sfavorevole”, il Mediterraneo presenta “stock ittici in cattivo stato”, con un loro sfruttamento a tassi 2,2 volte maggiori di quelli compatibili con un minimo di tutela della biodiversità e delle specie di pesci. Tutto questo in una carenza drammatica di dati e informazioni, di fronte a uno scenario che vede attivi 17.500 pescherecci senza contare quelli di grande dimensione. Sono 11 gli indicatori sulla biodiversità da rispettare, e siamo solo all'inizio del lavoro.

I rapporti presentati ieri colmano in parte questa carenza, ovviamente lungo i 100 chilometri di costa candidati a diventare Area marina protetta (AMP). I dati presentati, sull'habitat marino, vegetazione e specie ittiche, a cominciare dalla notevole presenza di un coralligeno di pregio e di grande valore per la biodiversità, censita dal gruppo di lavoro di UniSalento-Disteba, coordinato dal professore Stefano Piraino, costituiscono una prima significativa risposta alle critiche dell'Ue. Con i report presentati, oltre ai dati sulla vegetazione e sulle specie ittiche con le loro criticità, il gruppo di ricerca ha presentato relazioni e studi sul patrimonio naturalistico e culturale lungo la costa, dalla grotte e il loro stato di salute alle torri di avvistamento del XV secolo.

Questo apporto è anche una risposta al bisogno di contenuti per dare un'essenza di partenza al coordinamento istituzionale richiesto e determinato in base alla delibera della giunta regionale del 22 settembre 2022. La risposta ha il nome di Progetto Corisma, acronimo di “Scenari di conservazione delle risorse biologiche marine” per il miglioramento della sostenibilità della pesca e delle altre attività connesse all'uso del mare lungo la costa dell'Area marina tra Otranto e Santa Maria di Leuca. La giunta ha destinato 671mila euro al progetto, 537.500 del Fondo europeo e 133.500 di cofinanziamento. «Usciamo dal torpore», hanno scandito insieme tecnici e amministratori.

Una convenzione è alla base del coordinamento operativo, nel quale partner decisivo è il CIHEAM di Bari, insiema all'Università del Salento. Ma nella governance dell'istituenda Area marina protetta i Comuni hanno un ruolo decisivo nella governance della integrazione tra ed economia trasparente e sostenibile. Una governance intelligente, flessibile e attenta alla gestione degli interventi.

È quello che chiede oltre l'80 per cento dei portatori di interesse, dai pescatori ai gestori dei servizi lungo la costa e ai cittadini consapevoli in rappresentanza dei circa 60mila abitanti nelle 11 comunità. Solo un entusiasmo prolungato di tutti, insieme ai buoni risultati, ci porta realmente fuori dal torpore.

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