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Fa ritardo e perde la prenotazione al ristorante, ma pretende il posto: rissa sfiorata nel Salento

 
Fabiana Pacella

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Fabiana Pacella

Fa ritardo e perde la prenotazione al ristorante, ma pretende il posto: rissa sfiorata nel Salento

L'episodio avvenuto a Torre Lapillo con il cliente che minaccia di morte uno dei camerieri

Lunedì 28 Agosto 2023, 20:16

20:20

TORRE LAPILLO - Botte, urla, insulti, minacce. Epifanie varie e disparate del peggio che di sé si possa dare. (Mal)costume trasversale per meridiani e paralleli assurto ormai a consuetudine, esasperato dalla calura, spinto dall’acceleratore della giustificazione un tanto al chilo.
L’estate che si avvia alla conclusione ha fatto il suo carico di bruttezze e brutture. E continua a inanellarne, come racconta uno degli ultimi episodi di cronaca in ordine di tempo, in arrivo da Torre Lapillo, località di Porto Cesareo. Che però è un fatto a doppia lettura, negativa e positiva al contempo, a seconda delle visuali. Da un lato l’aggressività cieca e fine a se stessa. Dall’altro lo spirito di comunità e il sano campanilismo per rispedire al mittente, insieme (che bella parola!), la violenza.
In sintesi: un turista ha mimato la pistola con le dita puntandole alla tempia di un cameriere, minacciandolo di morte. Questo è. E non è poco. Nessuno si è fatto male, vivaddio. Ma il male che resta è interiore, è l’amaro che avverte chi non conosce assuefazione alla violenza in ogni sua forma. È successo qualche sera fa.
Una famiglia ha contattato telefonicamente un ristorante-pizzeria a gestione familiare prenotando un tavolo per cena. In serata, davanti al ritardo di circa un’ora dei clienti (che non avevano avvisato il ristorante di eventuali imprevisti), i gestori dell’attività hanno provato a chiamare due volte l’utenza da cui avevano ricevuto la prenotazione. Nessuna risposta.
Quel tavolo, dopo oltre un’ora è stato dunque messo a disposizione di altri clienti.
I ritardatari però sono arrivati, pretendendo comunque un posto a sedere e lì sono arrivate le prime escandescenze nonostante uno dei camerieri li avesse comunque fatti entrare garantendo loro il servizio non appena possibile. Insomma la famigliola non è stata cacciata, anzi. Il capofamiglia però non si è ritenuto soddisfatto e ha iniziato a inveire contro il dipendente. Una scena sgradevole davanti alla quale altro personale ha invitato l’uomo a lasciare il locale.
E lì la situazione ha rischiato di degenerare. Il turista, con marcato accento campano, qualificandosi come ufficiale delle forze dell’ordine (offendendo anche loro) ha mimato il gesto della pistola alla tempia del cameriere rincarando la dose: “Ti sparo in testa, perché io sono un colonnello…”. E bla bla. Pagina squallida di una delle molteplici declinazioni della violenza. Non c’era nessun ufficiale in quella sala, ma un gran maleducato incapace di moderare e tenere a bada i suoi più bassi istinti.
Lo hanno capito altri commensali, campani anche loro, come alcuni affittuari residenti in appartamenti vicini al ristorante, che tutti insieme, in massa, hanno cacciato il millantatore dal locale e difeso il buon nome della loro terra. “Noi non siamo questo, vai via da qui”, il coro unanime di altri napoletani e campani. Sul posto sono poi intervenute due pattuglie dei Carabinieri (quelli veri), che hanno raccolto la denuncia dell’accaduto. L’ennesimo, di un’estate fin troppo “accesa”.
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