GALLIPOLI - Estate al giro di boa. Tempo di bilanci per il turismo gallipolino? C’è la tendenza, viziata da impazienza, ad armarsi di pallottoliere, ma proprio le regate, da cui si mutua il riferimento alla manovra di approccio in boa, suggeriscono che si tratta di un momento di grande importanza tattica per il prosieguo della gara. Un momento in cui si può trarre vantaggio dall’esperienza del primo percorso, ma l’attenzione deve essere proiettata verso il traguardo, tenendo conto delle condizioni che influenzano il campo di gara.
Fuori di metafora, c’è da dire che dagli imprenditori del settore turistico - e non solo - si colgono consapevolezza del momento congiunturale - che non è vissuto da tutti nella stessa maniera, come è naturale avvenga - e in qualche modo fiducia nell’immediato futuro.
«Ad oggi, la stagione è di segno positivo rispetto all’anno scorso», dice Vincenzo Portaccio dal suo osservatorio di Lido Pizzo, situato all’estremo sud del litorale cittadino. Giudizio complessivo dopo la partenza in salita di giugno, causa anche il meteo sfavorevole, il recupero di luglio, viceversa dovuto anche al caldo torrido, e il buon andamento di agosto. Per i balneari, le difficoltà, però, non sono mancate, a cominciare dalla scarsità di personale qualificato e ciò ha obbligato ad adeguare i compensi alle richieste. Con conseguente lievitazione dei prezzi?
«I prezzi - giudica Portaccio - non sono un problema se sono pubblici. Ciò mette il cliente in condizione di decidere sull’adeguatezza del rapporto tra qualità del servizio offerto e prezzo richiesto. La protesta scatta se il pezzo non è esposto e il cliente scopre soltanto dopo un conto che ritiene troppo salato. È necessario uscire dalla logica che i turisti continuino a venire a prescindere dal contesto, occorre decidere cosa fare dopo l’esplosione del turismo giovanile, perché le mode prima o poi cambiano, e proporre invece un modello convincente per il segmento di ospiti alla ricerca di qualità».
Di tutt’altro segno, la situazione relativa alle strutture all’aria aperta, secondo i dati relativi ad una fetta rilevante della relativa offerta cittadina che fa capo alla Famiglia Coppola, atteso che riguarda La Masseria, La Vecchia Torre e Torre Sabea. «Dall’inizio di giugno - dice Giuseppe Coppola - è stato evidente che Gallipoli sarebbe stata allineata al resto della Puglia nel regresso del segmento-mare, in passato attrattore principale dell’offerta turistica e da qualche anno trascurato». Trascuratezza che Coppola vede nell’abusivismo commerciale, nella frenata dell’ammodernamento strutturale in parte addebitato alla Bolkestein, nell’appesantimento burocratico che impone agli imprenditori sistematici ricorsi alla giustizia amministrativa, emblema del fallimento dell’azione amministrativa finalizzata allo sviluppo del territorio.
«La flessione di presenza - continua - è proseguita in tutti i mesi e il recupero sarà impossibile, anche se settembre dovesse rinnovare gli ottimi numeri dell’anno scorso. Come rimediare? Occorre che Gallipoli si dia veramente quella “identità” da sempre sbandierata, ma che in realtà non ha. Anche il turismo balneare si evolve, non è più solo lettino ed ombrellone, richiede che siano identificati nuovi attrattori che invece mancano. A ciò va aggiunto che, definita la proposta, sarà necessario programmare con tempestività la promozione del messaggio identitario, senza il quale Gallipoli rischia di ritornare nell’anonimato».
«Un calo dei turisti, grande o piccolo che sia, era piuttosto scontato dopo due anni di boom in cui gli italiani, per le ragioni che ben conosciamo, hanno deciso di fare le vacanze in Italia. In ogni caso, per i bilanci bisogna attendere ottobre, quando la stagione estiva sarà definitivamente chiusa: è troppo presto per mettere sul banco degli imputati il sistema turistico pugliese». È questa la premessa di un altro imprenditore, Fernando Nazaro, che continua: «Il turismo pugliese, per funzionare, ha bisogno di offrire i servizi, ovviamente con un giusto prezzo, a tre categorie di potenziali fruitori: i giovani, le famiglie e i clienti del mercato del lusso. In questo momento, manca totalmente un’offerta adeguata proprio per le famiglie, che vivono in una terra di mezzo tra turismo di massa e d’élite, perché è chiaro che per ragioni geografiche, storiche ed economiche non si può applicare lo stesso modello a tutti i luoghi».
Nazaro, che è vice presidente della Sezione turismo di Confindustria Lecce, ha un’idea sul come cercare di conseguire il “giusto prezzo”, a fronte di un caro-prezzi che è, però, un problema nazionale: «Ci trasciniamo dietro - dice - le disastrose conseguenze economiche della guerra in Ucraina e dai rincari di materie prime ed energia. Nonostante questo, ci sono margini per operare e sono determinato a organizzare una cabina di regia, con Camera di commercio, Confindustria, Università e imprenditori d’avanguardia e d’esperienza per combattere l’innegabile esistenza della speculazione sul settore turistico».
Al di là della ricettività, un’ottica originale per guardare alla situazione cittadina è offerta da un bene storico-culturale come il frantoio ipogeo di Palazzo Granafei, in via De Pace, di proprietà dell’associazione “Gallipoli Nostra”. «Dopo le interessate polemiche e il dibattito sulle possibilità e le capacità imprenditoriali di affrontare la competitività e garantire la tradizionale attrattività di Gallipoli e del Salento - dice il presidente Elio Pindinelli, - il periodo ferragostano ha confermato anche quest’anno presenze eccezionali, che in parte colmano il relativo calo di luglio. Sul fronte dei beni culturali si registra un rinnovato interesse non solo da parte degli stranieri, ma anche degli italiani, a dimostrazione che Gallipoli non è solo sole e mare ma anche cultura, storia e arte. Anche se si lamenta - conclude - una forte carenza organizzativa e la mancanza di una più efficace politica promozionale e di diffusione delle numerose attrattività turistico-culturali che offre la città».