LECCE - Era in corsa per la presidenza del Tribunale di Lecce il giudice Alessandro Silvestrini, per il quale la Procura di Potenza aveva chiesto l’arresto ai domiciliari con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. Ma il gup Salvatore Pignata ha detto «no» alla misura cautelare, un diniego contro cui l’accusa ha già annunciato ricorso al Tribunale del Riesame.
Secondo le indagini condotte dalla Finanza di Lecce, Silvestrini, presidente della sezione Fallimentare (il cui nome era già emerso lo scorso anno in occasione di una perquisizione, quando l’uomo si era dichiarato estraneo agli addebiti) avrebbe affidato numerosi incarichi al commercialista Massimo Bellantone (finito ai domiciliari per altri due episodi) in cambio dell’interessamento di quest’ultimo per «una attività di sponsorizzazione» politica, proprio ai fini della nomina a presidente del Tribunale. Un’attività che avrebbe coinvolto i vertici locali e nazionali della Lega ma di cui, però, non c’è alcun riscontro.
Le indagini hanno acccertato che nel maggio 2022, poche settimane dopo il voto in Quinta commissione del Csm in cui Silvestrini aveva preso tre voti contro i due del collega Tanisi, Bellantone parlava con il giudice delle sue strategie per sensibilizzare i vertici della Lega: «Bellantone, evidentemente parlando sul solco di precedenti intese – secondo il gip -, entrava direttamente nel vivo della questione specificando di avere già in serata un appuntamento (evidentemente a Roma) per parlare con il capo della segreteria di Salvini onde sensibilizzarlo sulla questione “Silvestrini" per poi cercare di fissare la mattina seguente un incontro con l’onorevole Salvini Matteo in persona, mentre evocava il canale “Casalino” da contattare attraverso Simone Acquaviva». Le indagini hanno evidenziato che il giorno successivo a questa conversazione Bellantone è effettivamente stato a Roma, ma non ci sono conferme sul fatto che abbia effettivamente raggiunto gli interlocutori nominati: né Salvini né Rocco Casalino, all’epoca stretto collaboratore dell’ex premier Giuseppe Conte. «Da evidenziare - scrive infatti il Gip - come dai tabulati del traffico telefonico non risultino contatti fra il Bellantone ed i politici indicati nelle conversazioni».
Tuttavia agli atti delle indagini c’è la testimonianza di Giancarlo Mazzotta, ex sindaco di Carmiano, che nella sua veste di imprenditore sarebbe stato in qualche modo costretto a nominare Bellantone, oltre che a pagare per un Rolex asseritamente richiesto dal giudice Errede. «Lo stesso Bellantone – dice Mazzotta - mi chiese di sollecitare i miei amici di Forza Italia per sostenere al Csm il Silvestrini in corsa per la presidenza del Tribunale di Lecce. Ciò avvenne nel corso o dopo la vicenda Rolex quindi nella tarda primavera o all’inizio dell’estate del 2022 . Io per non indispettirlo dissi che “avrei visto”. Ma ovviamente non feci nulla. Ricordo che Bellantone era molto bene informato in quanto mi disse che avrei dovuto attivarmi per fare giungere questa sollecitazione all’avvocato Cerabona e Lanzi del Csm eletti su proposta di Forza Italia».
A marzo 2023 la difesa di Silvestrini ha depositato una memoria per respingere tutte le accuse. Ma comunque il gip ha rilevato che gli incarichi concessi da Silvestrini a Bellantone (dal 2014 al 2019) fossero molto precedenti alla presunta promessa di aiuto con la nomina, e ha dunque ritenuto che «non emergono dagli atti di indagine elementi specifici per ritenere sussistente la prova del prospettato collegamento sinallagmatico diretto tra le condotte del citato magistrato e la “disponibilità” del citato professionista a promettere la descritta sponsorizzazione in favore del giudice stesso».
LA REPLICA DEL GIUDICE SILVESTRINI
Non tarda ad arrivare la replica del giudice Silvestrini che commenta così la vicenda: «Nulla so di questa asserita attività di “sponsorizzazione”; quel che posso dire è che il precedente CSM (che ha cessato di operare nel febbraio di quest’anno) non ha potuto mai deliberare sulla mia eventuale nomina a presidente di tribunale, perché a causa delle indagini della Procura di Potenza ha dovuto soprassedere a qualsiasi decisione; posso anche affermare con certezza che il professionista - che si sarebbe attivato a mio favore - negli ultimi quattro anni non ha ricevuto alcun incarico e comunque il fatto che io goda della stima dei professionisti del posto non ha alcun rilievo penale».
«Sono certo che il procuratore della Repubblica - ha aggiunto Silvestrini in una nota - quando mi avrà finalmente ascoltato, si convincerà che non vi è alcun motivo di continuare ad indagare; sono pure certo che, a dispetto delle illazioni di molti, non vi è alcun collegamento fra tali indagini e la procedura di assegnazione del posto di presidente del tribunale. E che, per una mera coincidenza, il mio interrogatorio è stato fissato a pochi giorni dalla deliberazione con la quale la quinta commissione del CSM ha proposto a maggioranza la mia nomina a presidente del Tribunale».