LECCE - La ricostruzione dopo la guerra, gli splendidi anni Sessanta, una nuova ripresa dopo il rischio di perdere tutto. Compie oggi cento anni York Prete, l’uomo che ha dato il nome al più antico lido di San Cataldo, e che custodisce un secolo di storia di Lecce e soprattutto della marina più famosa e più frequentata. L’attuale stabilimento, insieme con altre strutture, era stato realizzato dal padre Alfredo, il quale, per ammissione dello stesso York, «aveva uno spiccato senso imprenditoriale».
E però, il secondo conflitto mondiale ha lasciato il segno anche a San Cataldo. «Gli alleati distrussero tutto per riscaldarsi dal freddo - ricorda - demolirono tutto ciò che era di legno per accendere fuochi, rimasero solo le cabine e l’albergo Bellavista perchè erano di cemento armato».
Così, alla fine della guerra ripartì la ricostruzione, a cominciare dalla città. «All’angolo di via Achille Costa fu costruita la stazione delle corriere per San Cataldo e gli uffici della ditta Prete - ricorda York - Fummo i primi a portare i leccesi al mare con una corriera a due piani come quelle inglesi». Suggestiva l’immagine nella foto d’epoca.
Negli anni Sessanta, il ristorante e la rotonda del lungomare vivono il loro massimo splendore. Il ristorante York ha visto tra i suoi ospiti fissi tanti personaggi famosi tra i quali a York fa piacere ricordare Tito Schipa, che spesso accompagnava Primo Carnera.
Ma nel 1967 arriva un’altra batosta. Muore il padre Alfredo, «il quale a causa di alcune operazioni sbagliate, aveva dilapidato tutto il patrimonio. Rischiavamo di perdere anche quanto realizzato a San Cataldo». Così York si rimbocca le maniche e riesce con successo nella faticosa impresa di salvare le attività balneari. Tra i punti di riferimento, anche il Club Adriatico, un circolo danzante simbolo delle notti estive.
Non è mancata l’attività politica, anche se dietro le quinte. York Prete ha militato nel partito liberale di Francesco (don Ciccio) Corvaglia. «In una campagna elettorale ho addirittura rischiato la vita - dice - in un brutto incidente stradale con la bianchina, e fui ingessato interamente, dalla testa ai piedi». Fortunatamente, si ritrova a raccontare l’accaduto davanti ad una torta con cento candeline, festeggiato dalla moglie Lauretta, dal figlio Alfredo e dalle nipoti Annalaura ed Esmeralda.