LECCE - Secondo le accuse, poteva essere salvata se non fosse stata dimessa dall’ospedale dopo un incidente stradale. La donna, una volta tornata a casa, il giorno dopo è morta e ora i famigliari intendono conoscere la verità. Stando sempre alle accuse, fu deciso di dimettere la paziente senza eseguire «i necessari accertamenti» in quanto affetta da varie patologie. Era cardiopatica, diabetica, ipertesa e già sottoposta ad un trapianto renale. La vittima si chiamava Stefania Rita Verardo. Viveva a San Donato e aveva poco più di 70 anni.
Era l’ottobre del 2020 quando fu coinvolta in un incidente stradale e trasportata al pronto soccorso dell’ospedale di Scorrano. Presentava una frattura del torace e in corsia - stando alle accuse - rimane per circa cinque ore. Poi sarebbe stata dimessa ma una volta tornata a casa la povera donna morì. I suoi tre figli, assistiti dall’avvocato Ubaldo Macrì, con la denuncia intendono capire se la madre sia stata adeguatamente assistita durante le ore di ricovero in ospedale. Per questo, è scattata l’inchiesta della Procura, coordinata dalla pm Rosaria Petrolo. La consulenza del medico-legale Alberto Tortorella e del collega Silvio Colonna è ora all’esame del giudice mocratico che dovrà stabilire se il comportamento del medico in questione (identificato in una donna) sia penalmente rilevante.
Per gli inquirenti, la paziente doveva essere trattenuta in ospedale per monitorare i parametri del sangue alla luce di un incremento della mioglobina e dei leucociti. Ma invece, è stata dimessa cinque ore di distanza dall’ingresso in ospedale senza disporre un controllo accurato. Stando alle accuse, invece, sarebbe stato più opportuno trasferire la donna in un ospedale più attrezzato per la gravità delle lesioni e delle alterazioni metaboliche causate dall’incidente.