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Fabius De Vivo: «Ecco la “mia” guerra del Salento»

Fabius De Vivo: «Ecco la “mia” guerra del Salento»

 
Bianca Chiriatti

Reporter:

Bianca Chiriatti

Fabius De Vivo

L'attore Fabius De Vivo

L’attore foggiano protagonista del film di Marco Pollini girato tra Ruffano e Supersano

Domenica 12 Giugno 2022, 11:56

LECCE - Perdere la vita per una partita di calcio, in seguito agli scontri fra tifosi: una notizia che sembrerebbe attuale ma che ha radici nel 1949, poco dopo la seconda guerra mondiale. Una storia vera quella di Antonio, giovane di Supersano che morì a margine del match contro la squadra del Ruffano, una storia raccontata nel film La Grande Guerra del Salento di Marco Pollini, tratto dall'omonimo romanzo di Bruno Contini.

Il protagonista, Antonio, è il primo tifoso italiano «vittima» di scontri in campo, e perse la vita in seguito alla partita. A interpretarlo è il giovane Fabius De Vivo, 23 anni, di San Severo (Fg), giovane brillante e sensibile che ha saputo cogliere e apprezzare le sfumature delle ambientazioni di questa pellicola, girata interamente nel Salento, e la profondità della storia che essa racconta.

«Sono stati mesi di riprese in un clima di immersione totale - dichiara Fabius De Vivo alla «Gazzetta» - ho avuto l'opportunità di stare a contatto con la natura, di confrontarmi con attori di livello, da Paolo De Vita a Pino Ammendola, fino al premio Oscar Marco Leonardi, che è nato nel mio stesso giorno. Abbiamo vissuto in un casale meraviglioso, ogni giornata era speciale con la troupe e tutte le maestranze, c'era il desiderio comune di tirar fuori un ottimo prodotto, e interpretare il ruolo di Antonio è stato un onore».

Il protagonista della pellicola è un giovane laborioso che dà valore alla famiglia, orfano di padre, che ha dovuto imparare presto a fronteggiare le complessità della vita: «Mi ci sono rivisto molto - continua De Vivo - anche io nonostante la mia giovane età ho conosciuto situazioni dure, e questa interpretazione mi ha arricchito e aiutato a scoprire qualcosa di più su me stesso. Ho voglia di vivere e cogliere la bellezza nelle piccole cose: mi viene in mente la simbologia della scena di un film con Vincent Cassel, Mon Roi, del 2015, in cui la co-protagonista indica con la mano un movimento a zig-zag per spiegare gli alti e i bassi della vita, mentre lei vorrebbe una "linea dritta", maggiore linearità. E Cassel le risponde che funziona tutto come un elettrocardiogramma: la linea a zig-zag indica che si è ancora vivi, che passare attraverso il dolore e le situazioni difficili è l'unico modo che abbiamo per crescere».

Un percorso ricco quello di De Vivo, che lo riporta ai suoi inizi: «Ho grande desiderio di crescere e migliorare, ma con la necessità di rimanere fedele a me stesso e alle mie origini. Ripenso alla mia famiglia e alla soddisfazione delle persone con cui sono cresciuto: quando ho lasciato Giurisprudenza per dedicarmi alla recitazione non erano d'accordo, poi hanno capito che avevo l'urgenza di immergermi nell'arte e comunicarla al prossimo, a quel punto hanno capito quanto fosse importante per me». Nei progetti futuri dell'attore c'è un tour pugliese di presentazione del film, insieme ad altre opportunità, anche internazionali. E nel cassetto il desiderio della scrittura: «Spero di riuscire a dedicarmici - conclude - sogno di raccontare, al cinema, una storia tutta mia».

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